L’Italia sta perdendo abitanti e alcune zone lo fanno in modo molto più marcato. E’ la conseguenza della crisi demografica: facciamo sempre meno figli e i giovani preferiscono andarsene altrove. Da anni i demografi hanno dato l’allarme, ma pare che ci piaccia stare come la rana nella pentola sul fuoco: l’acqua che si scalda velocemente non ci porta a pensare di poter finire bolliti. Sardegna e aree interne del Sud sono le zone più problematiche, ma tra le aree a rischio di desertificazione demografica ci sono anche le nostre Alpi, provincia di Sondrio in testa. Non basta far arrivare soldi sul territorio, come fa la Lega da anni, non basta neppure ottenere le Olimpiadi, con il rischio che la valle diventi sempre più un “luna park” per i milanesi. O queste zone trovano una ragion d’essere economica e culturale, o la popolazione continuerà a guardare altrove per progettare il proprio futuro e il deserto avanzerà.
Su questi temi vi invito a leggere un articolo del demografo Roberto Volpi comparso sul supplemento “La Lettura” del Corriere della Sera la scorsa settimana.
In questi ultimi due anni di pandemia ho potuto partecipare a diversi convegni on-line (Webinar) tra cui alcuni riguardanti le aree ed i borghi interni del nostro Paese.
Tra i miei contributi, interventi possibili tramite domanda scritta, indicavo la possibilità di far conoscere meglio tutte le nostre piccole realtà locali: turismo, sotto le varie forme possibili, accoglienza, cultura, valorizzazione dell’ambiente; il tutto anche tramite lo sviluppo di applicazioni digitali, e la possibilità di raggiungere i vari luoghi con percorsi pedonali, ciclabili, e con mezzi pubblici.
Devo dire però che le mancate risposte, o molto generiche, ricevute dai rappresentanti, tecnici e politici, delle varie Istituzioni (Ministeri, Regioni), mi hanno lasciato molto deluso sulla reale volontà di sviluppi futuri.
Se anche tra i partecipanti a questi incontri il commento (superficiale) è “la gente se ne va perché il paese non offre niente”, quali rimedi sono possibili?