Il Consiglio regionale lombardo ha approvato la Risoluzione che accompagna l’annuale Sessione Europea.
Anche il PD ha votato a favore. Unici a votare contro i consiglieri del Movimento 5 Stelle.
Qui di seguito il testo del mio intervento in aula.
Siamo tutti in allarme per quello che l’Europa rischia, in modo particolarmente drammatico e luttuoso nell’ultimo mese. Vediamo minacciate molte delle certezze che l’Unione Europea pareva avere consolidato e che troppe volte abbiamo dato per scontate o considerato, addirittura un limite per la nostra volontà di autonomia o di potenza particolaristica, se non individuale.
L’Unione Europea, dopo un primo momento di pericoloso smarrimento, si è stata pronta ad agire sulla pandemia, si sta dimostrando compatta nel fronteggiare la minaccia che deriva dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, o forse è meglio dire del presidente Putin.
In questo drammatico contesto, abbiamo discusso di Europa con un’attenzione particolare, che la Sessione europea non aveva sempre suscitato in questa legislatura. Il giudizio del PD sulla risoluzione arrivata oggi in Consiglio è sostanzialmente positivo, anche se non mancano distinguo e timidezze che non credo siano compatibili con la necessità di spingere con forza verso una reale integrazione europea soprattutto su temi fondamentali come la sanità, la politica estera e la difesa comune.
In questi drammatici giorni, abbiamo scoperto come un bene fondamentale per la politica internazionale sia quello delle buone relazioni tra i diversi stati, uno dei motivi per cui è nata ed ha senso di esistere l’Unione Europea.
Siamo a un trivio della storia.
Avanzano diverse modalità di gestione del potere, o meglio della volontà potenza che deriva dal desiderio di garantire benessere, prosperità e, per dirla in una parola, futuro al proprio popolo.
C’è una risposta autoritaria, illiberale, securitaria, che garantisce sicurezza con l’uso della forza e con una politica che arriva aggressione preventiva di veri o presunti nemici.
C’è la risposta tecnocratica e procedurale, che si affida all’apparente asetticità di regole astratte e finisce per annullare le differenze e ad appiattire la ricchezza dei territori e delle persone.
C’è invece, e dovrebbe essere la forza della nuova Unione Europea, una modalità politica che riconosce le peculiarità dei diversi territori, la loro storia e la loro forza nel generare iniziative dal basso. E’ la forza relazionale che è alla base dell’Unione Europea, si fonda sulle radici cristiano giudaiche, per loro natura universaliste e aperte a una libertà diffusa.
Partendo da questa terza strada possiamo costruire una nuova anima europea che vada oltre l’idea, o la narrazione, di una gabbia fatta di regole e costrizioni e si apra alla forza di relazioni che si basano sul riconoscimento reciproco e sulla cooperazione e non sulla potenza distruttrice.
Lo sosteneva uno dei padri della politica moderna, Alexis de Toqueville, dicendo che “la democrazia si può riprodurre solo se è un tessuto da cui sbocciano autorità molteplici e plurali, in grado di dare il senso che la libertà diffusa non si riduce alla mera somma dei godimenti individuali, ma è la vera condizione per il rifiorire dell’umano” (Magattti, Martinelli, La porta dell’autorità, Vita e Pensiero, pag. 232). Questa è la vocazione dell’Unione Europea, questo è il compito che ha, soprattutto in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo.
Questa risoluzione ci permette di fare solo un piccolo tratto di un cammino molto impegnativo, ma il fatto che in quest’aula ci sia finalmente un atteggiamento di comune favore nei confronti dell’Unione Europea ci conforta e ci spinge a votare a favore di un testo che non rispecchia in modo puntuale tutte le nostre idee e aspirazioni, ma abbiamo comunque costruito assieme in queste settimane.
Perché “Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”. Sono parole pronunciate il 3 luglio 2019 nel suo discorso di insediamento come presidente dell’Europarlamento da David Sassoli e sono di un’attualità impressionante.