Ricordi delle ore in cui, due anni fa, tutto è cominciato

21 Febbraio 2022 di fabio pizzul

Due anni fa Covid-19 faceva irruzione in Lombardia. La sera del 20 febbraio veniva identificato il cosiddetto paziente “uno” all’ospedale di Codogno. Le ore successive sono state un crescendo di preoccupazione e concitazione. Al di là delle ricostruzioni possibili, una cosa è chiara: mancava un piano preciso per fronteggiare una pandemia e tutto ciò che si è fatto nei giorni successivi è caduto in modo pesante drammatico sui medici, infermieri e altri operatori sanitari che hanno lavorato in prima linea negli ospedali lombardi.

Non siamo stati in grado di intercettare il virus sul territorio e tutto si è scaricato su ospedali che si sono trasformati in veri e propri luoghi di diffusione del virus stesso. In pochi giorni Covid 19 ha invaso tutti gli ospedali, che non sono stati in grado di isolare i pazienti positivi innescando così una moltiplicazione del contagio.
Con il senno di poi, non possiamo che considerare decisivo quanto accaduto nei giorni precedenti, a partire dalla partita di Champions League tra Atalanta e Valenzia che venne disputata la sera del 19 febbraio allo stadio Meazza di San Siro, alla presenza di oltre 45mila tifosi bergamaschi. Ricordo che quella sera ho utilizzato la M5 nella tratta da Garibaldi a Portello intorno alle 18.30: a bordo si respirava aria di grande festa, in vagoni letteralmente stracolmi di tifosi atalantini, naturalmente senza alcun tipo di protezione. Le mascherine avrebbero fatto incursione nelle nostre vite solo qualche settimana dopo. Era un giovedì sera.
Riguardo il giorno dopo, ricordo un particolare: ho partecipato, anzi, organizzato un incontro di confronto su Milano e la dimensione educativa presso Zona K, nel quartiere Isola di Milano. Lì ci ha raggiunto la notizia dell’individuazione del primo contagiato in quel di Codogno e si è diffusa immediatamente una sensazione di incertezza, tanto che, alla fine dell’incontro, ci si era chiesti se iniziative di quel genere si sarebbero potute ripetere anche nel periodo successivo.
Altro ricordo riguarda il successivo sabato. Ero a Desio, per accompagnare un figlio a una partita di basket e ho intrecciato una fitta serie di messaggi con la struttura dell’assessorato regionale alla sanità in merito all’opportunità o meno che il giorno successivo, domenica 23 febbraio, si svolgesse l’Assemblea diocesana elettiva dell’Azione Cattolica Ambrosiana. Pur in assenza di obblighi al riguardo, l’allora presidente diocesana Silvia Landra decise che sarebbe stato più prudente annullare l’appuntamento e mai decisione si rivelò più saggia.
Chiudo la breve rassegna di ricordi relativi a quelle prime ore di pandemia con un’immagine di domenica sera, 23 febbraio. A Palazzo Lombardia ho partecipato, in sala Biagi, a un’affollata assemblea di amministratori locali della Città Metropolitana convocati da Regione Lombardia per un incontro con il prefetto di Milano Saccone. Analoghi incontri si tennero, in contemporanea, nei diversi capoluoghi della regione, in collegamento video con Palazzo Lombardia. Fu l’occasione per condividere e spiegare le misure che sarebbero entrate in vigore la mattina dopo, a partire dalla chiusura delle scuole, ma temo sia stato anche un formidabile detonatore per l’esplosione del contagio. Ricordo distintamente di aver vissuto quel momento con un po’ di disagio e di aver sentito il prefetto Saccone affermare, concludendo l’incontro non senza qualche imbarazzo, che incontri del genere per un po’ di tempo sarebbe stato opportuno evitarli.
Fine del flusso di ricordi che sono affiorati nella mia mente pensando a quelle prime ore di quella che poi abbiamo capito sarebbe diventata una pandemia.
In quelle ore, probabilmente, chi governava era ancora convinto di poter contenere l’epidemia, in particolare in una regione come la Lombardia, e soprattutto grazie alla forza degli ospedali di questa regione. In poche ore ci si sarebbe resi conto che gli ospedali non avrebbero retto l’urto e che gli operatori sanitari sarebbero stati la prima linea di un fronte che non era stato adeguatamente individuato e attrezzato.
Da quelle ore al momento in cui iniziarono le polemiche e le reciproche accuse tra i diversi livelli istituzionali, il passo fu molto breve.

I miei interventi in Consglio regionale durante la prima seduta (25 febbraio 2020) dopo l’arrivo della pandemia in Lombardia

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