In queste ore si sta facendo un gran discutere sulla ripresa dell’attività scolastica dopo la pausa natalizia. Da parte di molti presidi è arrivata la richiesta di due settimane di didattica a distanza per rallentare la diffusione dei virus. Capisco le preoccupazioni dei dirigenti, degli insegnanti e di tutto il personale, siamo però alle solite: perché le restrizioni dovrebbero cominciare proprio dalla scuola? Non ci eravamo tutti detti che sarebbero state necessarie prima misure per altri settori?
A scuola, poi, se le regole vengono rispettate ci sono molti meno pericoli di contagio che altrove. Per brindare al nuovo anno nessuno si è preoccupato più di tanto, per tornare sui banchi ora scatta l’allarme. Le regole ci sono e credo che tentare di garantire l’attività in presenza sia un qualcosa di dovuto ai nostri ragazzi e alle loro famiglie. Se poi arriveranno i contagi, cosa molto probabile, allora si passerà alla DAD, ma farlo in chiave preventiva non credo sia la cosa migliore. Perché dobbiamo penalizzare sempre la scuola e, di conseguenza, i bambini, i ragazzi e le loro famiglie?
Cominciamo, piuttosto, a chiudere al pubblico per qualche settimana stadi e palazzetti e a rendere un po’ più chiare e stringenti le regole per le attività sportive, che devono continuare, ma con meno superficialità e leggerezza. Sarebbe un paradosso costringere in casa con la DAD ragazzi che poi, al pomeriggio, andrebbero ad allenarsi come se nulla fosse.
Non ce l’ho con lo sport, ma credo che ci debbano essere priorità chiare nel garantire le attività che crediamo essenziali. La domanda è, a questo punto, obbligatoria: riteniamo o no tale la scuola in presenza?
Accetto volentieri le vostre osservazioni, anche e soprattutto critiche.
La nota operativa del Ministero per la gestione dei casi Covid a scuola (datata 8 gennaio 2022)