Quando la sanità tradisce i territori

16 Novembre 2021 di fabio pizzul

Contrapporre grandi ospedali e territorio crea grandi diseguaglianze di salute.
La Lombardia ha grandi ospedali che contengono e concentrano tutte le specialistiche, mentre il territorio, soprattutto quello periferico, è sempre più sguarnito e impoverito, costringendo i cittadini a spostarsi per molti chilometri anche per cure di riabilitazione o legate a patologie che prevedono una lunga convalescenza. È uno dei problemi della sanità lombarda che come PD vorremmo correggere con la riforma in discussione in Consiglio regionale, ma questo si scontra con l’impostazione di fondo della sanità lombarda voluto dal centrodestra negli ultimi vent’anni.

Gli slogan della competizione tra sanità pubblica e sanità privata e della libertà di scelta hanno portato allo sviluppo di grandi ospedali, pubblici e privati, dall’offerta sempre più ampia, ma questo ha avuto due esiti non positivi. Il primo è che la grande complessità che ha portato a problemi organizzativi di non facile soluzione, il secondo è che le aree periferiche sono state via via sguarnite, con l’impoverimento e la chiusura dei piccoli ospedali. Esiste una direttiva nazionale che chiede di organizzare la rete ospedaliera in ragione dell’intensità di cura, prevedendo una distribuzione dei servizi più funzionale ed efficiente e più vicina ai cittadini, con centri ad elevata specialità, IRCCS, ospedali di riferimento e ospedali di territorio. In Lombardia questa impostazione è stata tradita, perché chi guida la Regione non ha la volontà di governare la rete ospedaliera, affidandosi ideologicamente a una sorta di mercato della salute. Non può funzionare, non può portare ad un sistema che funzioni a dovere per il bene dei pazienti.

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