A ormai 6 anni dalla chiusura di Expo 2015, vi sarete chiesti che fine ha fatto l’area che a ospitato l’esposizione universale. A parte l’imponente mole del nuovo Galeazzi, l’ospedale del Gruppo San Donato che verrà inaugurato nell’ottobre 2022, non è facile scorgere quello che accade nel sito da un milione di metri quadrati. Eppure sta muovendo i primi passi un progetto che potrebbe portare Milano e la Lombardia al centro dell’Europa. Questa mattina, una delegazione del Consiglio regionale della Lombardia ha fatto visita a Mind, questo il nuovo nome dell’area. Personalmente ne ho ricavato un’ottima impressione.
Mind nasce da un accordo tra Arexpo, società proprietaria dell’area partecipata da Mef (Ministero dell’economia e delle finanze), Regione Lombardia, Comune di Milano e, in quote più piccole, da Comune di Rho e Città Metropolitana, e Landlease, colosso mondiale dello sviluppo immobiliare con radici australiane.
Un parternariato pubblico privato in piena regola che mette sul piatto oltre 4 miliardi di investimenti per rifunzionalizzare l’area grazie a alcuni progetti pubblici e il coinvolgimento di numerose aziende private. L’idea è di trasformare Mind in un punto di riferimento mondiale per le tecnologie delle scienze della vita.
Ho già citato il nuovo Galeazzi, che può comunque essere considerato uno dei progetti a forte valenza pubblica, seppure costruito con capitali interamente privati per far nascere un polo ospedaliero multidisciplinare che accoglierà personale e funzioni dell’attuale Galeazzi di Bruzzano e dell’Istituto clinico Sant’Ambrogio, in zona Sempione. Ad esso vanno accostate funzioni interamente pubbliche come Cascina Triulza, gestita dal Terzo Settore, Human Technopole, centro di ricerca sulla genomica e le scienze della vita che conta già su oltre 200 ricercatori, e il nuovo Campus della Statale di Milano che dovrebbe entrare in funzione per l’anno accademico 2024/2025.
A sud dell’ex decumano di Expo, che diventerà il parco lineare più ungo d’Europa, Landlease costruirà edifici destinati ad ospitare decine di aziende di livello internazionale che daranno vita al distretto delle scienze della vita e che stanno già collaborando con il progetto Mind che si sostanzia in progetti di ricerca comuni che daranno poi vita a trasferimenti tecnologici per le diverse aziende coinvolte.
Mind ha già siglato accordi con alcune tra le principali università internazionali e, soprattutto grazie all’attività di Human Technopole, ha già consentito il ritorno in Italia di diverse decine di nostri ricercatori che hanno svolto l’inizio della propria carriera all’estero.
Mind sta già diventando un formidabile attrattore di investimenti e progetti di ricerca e non è stato fisicamente realizzato che in minima parte.
Credo davvero che possa essere una straordinaria eredità di Expo 2015 e che Milano si accorgerà presto di come potrà contare su un distretto dell’innovazione dalle enormi potenzialità costruito grazie a una collaborazione tra pubblico e privato che potrebbe essere esportata anche in altri contesti.
Una curiosità per concludere: Mind nasce da un fallimento. Nel 2016 gli soci di Arexpo avevano deciso di vendere l’area, ma nessun operatore privato aveva partecipato al bando di gara che era andato deserto, un vero fallimento che avrebbe potuto portare all’abbandono dell’area Expo. Da lì è nata invece una brillante operazione con il pubblico a fare da regista e un privato che ha accettato la sfida.
Da quanto ho potuto capire durante la visita di oggi, la sfida pare vinta e il bello deve ancora venire.
Si riesce a vedere qualcosa in costruzione passando dalla ferrovia.
Ritengo positivo quanto sta avvenendo e le decisioni prese da parte dei numerosi soggetti pubblici e privati. Il rischio era di vedere per almeno un decennio un’area completamente abbandonata, come avvenuto per alcune Expo estere, ma qui, dopo quanto accaduto nel 2016, si è ripartiti con la giusta volontà.
Quello che ho sempre scritto in altre occasioni: per raggiungere gli obiettivi occorre competenza, capacità e volontà. Le prime due non mancano in Italia, ma della terza spesso ci si dimentica. Non in questo caso, fortunatamente.
Sfugge un po’ la regia della cosa e la sua destinazione.
Il rischio dell’operazione è simboleggiato appunto dalla mole del nuovo centro del Galeazzi: un colosso privato che si mangerà le molte fatiche (più o meno eccellenti) circostanti in ambito di sanità pubblica (come già accaduto in tanti altri posti della nostra Regione), sottraendo alla comunità ancora di più la possibilità di incidere su un’offerta sanitaria adeguata ai tempi, universale e accessibile.
Triste spettacolo in un tempo in cui nelle Istituzuioni si fa finta di voler riformare un sistema ormai fuori controllo e risulta sempre più evidente come gli interessi partitici preferiscano concentrarsi sui giochetti delle egemonie locali e le rendite di posizione lasciando al capitale privato un potere decisionale incontrastato in merito alla domanda e all’offerta di salute delle persone. Il tutto in nome dell’eccellenza e dell’innovazione.
Sarà così anche per il resto della vicenda Mind, tra edilizia, istruzione, investimenti e ricerca?
Anche alla luce dell’esperienza Covìd, forse è il tempo buono per la la comunità di riscoprire la possibilità e la volontà di decidere di se stessa. Se non si delinea e non si danno gambe ambiziose e credibili a questo desiderio non vedo alternative al sistema politico e decisionale fallimentare che tutti stiamo sperimentando.
D’accordissimo, Marco, sulla necessità di riscoprire il ruolo della comunità, senza la quale difficilmente il concetto e la pratica di cura potranno essere promossi.
Quanto a Mind, in effetti il nuovo Galeazzi fa impressione ed evoca enormi investimenti privati che devono essere resi compatibili con la sanità territoriale. Il resto del progetto, a partire da Human Technopole e dal campus della Statale, mi sembra degno di attenzione.
Grazie della riflessione.