In questi giorni stiamo assistendo a un vero e proprio rito collettivo per l’addio a Raffaella Carrà.
Preciso subito che non ho mai amato il genere di cui la Carrà è stata regina indiscussa e incontrastata, ma riconosco che è stata uno dei personaggi più amati e significativi della recente storia italiana.
Potremmo definirla influencer ante-litteram, ma sarebbe riduttivo per un’artista che ha sempre saputo non solo seguire, ma spesso anticipare e influenzare il gusto e la cultura popolare italiana e non solo italiana.
La grande impressione che ha destato la sua morte è indice del fatto che Raffaella era entrata a far parte dell’immaginario collettivo profondo del nostro Paese.
Non ho certo le competenze per scandagliare i perché del successo della Carrà, ma credo che uno dei suoi segreti sia stata la leggerezza con cui è riuscita ad affrontare anche le sfide più ardue, che ha sempre attraversato ballando e sorridendo. Forse proprio per questo è stata capace di influenzare il costume italiano più di tanti intellettuali e politici, perché si è messa dalla parte dei sogni degli italiani che hanno visto in lei l’immagine di una vita semplice e spensierata che, per moltissimi di loro, era un sogno irraggiungibile.
La Carrà ha saputo gestire molto bene il suo personaggio pubblico, ma è riuscita anche a difendere una vita privata che non ha mai ostentato o mitizzato. Oggi, al tempo dei social network, accade esattamente il contrario e la superficialità travolge tutto in un vorticoso viaggio verso la vacuità. La leggerezza di Raffaella non era vuota, ma poggiava su un talento e un carisma che molti proprio in questi giorni stanno ricordando e riconoscendo.
Mi pare di poter dire che non ha mai voluto proporsi come esemplare, ma ha saputo essere lo specchio della voglia di stare assieme e di mettersi in relazione positiva con gli altri: qualcuno l’ha definita incarnazione della voglia di vivere della Romagna, con tutto quello che porta con sé quella straordinaria porzione di terra italiana e credo che non l’affermazione non sia lontana dal vero. D’altronde, qualche settimana fa abbiamo salutato un altro grandissimo romagnolo come Raul Casadei che, con altro stile e altri generi, proponeva un modo di affrontare la vita non dissimile da quello che Raffaella Carrà ha portato sul piccolo schermo nazionale e internazionale.
A suo modo, la Carrà è stata una rivoluzionaria, soprattutto dal punto di vista dei costumi. Ha avuto la capacità di farsi da parte al momento opportuno, ma senza mai abbandonare il campo e, anzi, innovandolo. Come accade in ogni rivoluzione, Raffaella ha dato scandalo (almeno tra i cosiddetti “benpensanti”), ma lo ha fatto con il sorriso e la leggerezza tipica dell’arte dello spettacolo. Per questo ha dato fastidio a molti e per questo è stata molto amata e considerata molto più “pericolosa”.
Ora, come ha detto il suo compagno Sergio Japino, “è andata in un mondo migliore”; non so se Raffaella Maria Roberta Pelloni abbia contribuito a rendere migliore questo nostro mondo, di certo lo ha reso più allegro e non è poco.