Era il 17 ottobre del 1982, una domenica sera, quando un malore improvviso si portò via Beppe Viola. Per me un pessimo diciassettesimo compleanno.
A quasi 40 anni di distanza la sua memoria non è sbiadita, anzi! Spece nella zona che era il suo rifugio, via Lomellina, non ancora Ortica e nemmeno Città Studi, ma popolare come soltanto Milano sa essere e, soprattutto, carica di umanità, tanta umanità, che Beppe raccontava con ironia e sapienza e viveva con tutta la passione di chi ha bevuto la vita fino all’ultima goccia.
Era come se ci fosse, questa sera, Beppe con gli amici di un tempo, al giardino di via Sismondi che, dopo un’attesa durata troppi anni, il Comune di Milano ha finalmente deciso di dedicargli.
Attorno alla signora Franca, le figlie e, dicevo, tanti amici o figli di amici, me compreso.
Tutti a ricordare con un sorriso la follia geniale di un giornalista che è stato anche scrittore, paroliere, umorista e che ha interpretato come nessun altro la Milano che attraversava gli anni di piombo e tentava di conservare un’anima popolare che oggi sembra solo un lontano ricordo.
Il sindaco Beppe Sala ha ricordato la grande vena narrativa di Viola, capace di riproporre le immagini dl derby dell’anno precedente, visto che quello appena giocato era stato a dir poco noioso.
Il presidente del municipio 4 Paolo Guido Bassi ha reso omaggio al collega giornalista ricordando come all’esame da professionista, di fronte al presidente della commissione, un tale Enzo Biagi, che gli chiedeva se Fanfani fosse nella destra o nella sinistra della DC, Beppe avesse avuto l’arguzia di rispondere: “dipende dai giorni”.
Le figlie Anna e Marina, davanti a una commossa mamma Franca, hanno ricordato come il quartiere fosse il mondo e come papà Beppe lo trasformasse in un racconto epico fatto di piccoli eroi quotidiani. Lo ha testimoniato Cochi leggendo, accompagnato da un’arpa che riproponeva la melodia di una delle canzoni scritte da Beppe per Enzo Jannacci, un breve racconto sull’amata e stralunata via Lomellina, la Lumèla. Quella delle baracche del dopoguerra che, dopo essere state filmate da Zavattini e De Sica, furono abbattute dal Comune, “e se quelli di via Lomellina incontrano De Sica”, concludeva Viola, “gli fanno un culo così”.
Paolo Jannacci, Giorgio Teruzzi, Paolo Casarin e tanti erano presenti all’intitolazione del giardino e credo che lassù Beppe questa sera se la ridesse pensando a quanti lo stavano ricordando, convinto che stessero un po’ esagerando, mentre faceva una celeste scopa d’assi con tre tra i suoi amici più cari che ora sono con lui, Enzo, nel senso di Jannacci, Giuan Brera e Gianni Mura. Quanto ci mancano!
Felicissima che il Comune di Milano abbia tributato questo riconoscimento a Beppe Viola. La famiglia del padre di Peppe era originaria di Contursi Terme, paese dove io vivo e anche il mio cognome è Viola. Anche se con ritardo saremmo felici di rendere onore anche noi alnostro illustre concittadino. Spero di riuscire a mettermi in contatto con la famiglia.