Personalmente guardo con grande sospetto chi a tavola allunga il vino con l’acqua. Pensate che cosa posso pensare di un’ipotesi di consentire questa pratica per legge. Non bisogna però fare confusione. Nelle scorse settimane aveva fatto grande clamore la notizia di un possibile via libera della Commissione Europea al vino allungato con l’acqua. E’ stato presentato come l’ennesimo attentato europeo alle nostre produzioni di qualità. Poi, d’improvviso, dopo qualche titolone ad effetto, non se ne è saputo più nulla. Nei giorni scorsi ho dato un’occhiata al Corriere Agricolo, il quindicinale di Confagricoltura Lombardia, e ho letto questo titolo: “Acqua nel vino? Fake news”.
Provo a spiegarvi qual è questione.
Molti quotidiani hanno fatto riferimento a una legge europea che avrebbe consentito ai produttori di diminuire il grado alcolico dei vini (compresi quelli DOC) diluendoli con acqua, ma non esiste alcuna legge. Si tratta di un passaggio di un documento di lavoro che non è neppure all’attenzione della Commissione Europea.
In realtà, si parla di una pratica, la dealcolazione, che è consentita dal 2009 per i vini generici fino al limite massimo del 20% e per raggiungere un contenuto di alcol non inferiore al 9%.
La dealcolazione, si legge nell’articolo del Corriere Agricolo, si è resa necessaria perché i cambiamenti climatici hanno portato a concentrazioni sempre più elevate di alcol. Le tecniche per abbattere la gradazione alcolica si sono evolute al punto di consentire di ottenere bevande (non voglio chiamarle vini) con contenuti di alcol inferiori allo 0,5%. A livello europeo c’è però un vuoto normativo in merito alla vendita di queste bevande (non è consentito oggi commercializzare vini con percentuale di alcol inferiore al 9%). Qualche produttore sta già utilizzando espressioni come “vino a basso grado alcolico” o “bevanda”, ma siamo in un campo del tutto privo di regole.
Il punto chiave è che queste bevande non possono essere definite vini.
La pratica della dealcolizzazione (volgarmente definita come “allungare con l’acqua”), anche secondo Confagricoltura, non è da demonizzare, ma deve essere chiaro che quanto risulta non può più essere definito vino.
Nessuna legge europea che dà il via libera all’allungamento di vini DOC con l’acqua, dunque, ma rimane il problema del vuoto normativo che, spesso, produce confusione e conseguenti danni ai produttori che si trovano a dover fronteggiare politiche di mercato molto aggressive da parte di chi non intende puntare sulla qualità. L’importante è chiarire le regole, poi, se c’è qualcuno che sceglie di comprare vino dealcolizzato, padrone di farlo, ma non lo si confonda con il vino di qualità.
Anche nel Vangelo, d’altronde, quando mancava vino non lo si è allungato con l’acqua, ma Gesù si ha trasformato quest’ultima in vino e, a quanto pare, di ottima qualità.