La politica non è solo comunicazione, ma quando sbaglia a comunicare la politica si fa molto male. Credo sia il caso della dibattutissima (almeno in queste ore) proposta del segretario PD Letta di aumentare la tassa di successione. Al di là del chiarimento con il presidente Draghi, Letta ha incassato un sonoro schiaffone mediatico da un (centro)destra che ha buon gioco nel dire che la sinistra vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani. Ma quale sarebbe l’impatto reale della proposta di Enrico Letta?
Se proviamo a spiegarlo (e comunicarlo), credo che nessuno possa affermare che sia un tentativo di mettere le mani nelle tasche di tutti gli italiani.
Facciamo un esempio.
Se un genitore lascia ai figli un patrimonio inferiore ai 5 milioni di euro, non cambia assolutamente nulla.
Che cosa significa avere un patrimonio di 5 milioni di euro?
Significa, ad esempio, possedere una casa da un milione di euro, ovvero un appartamento da 180 metri quadri a un piano alto in una zona semi-centrale di Milano. Accanto a questo dovremmo metterci una casa al mare da un milione e mezzo di euro, ad esempio, una villa sulle colline di Finale Ligure con 8 locali per complessivi 220 metri quadrati e relativo giardino. Aggiungiamoci anche, per non esagerare, una casa in montagna da un altro milioncino e mezzo, ad esempio, un attico da 110 metri quadrati a Pinzolo (TN).
Per arrivare a 5 milioni dovremmo anche aggiungere un patrimonio mobiliare, tra conti (magari non all’estero), titoli e affini da un altro milioncino di euro.
Se il genitore decidesse di donare tutto questo a un suo ipotetico figlio, attualmente in Italia pagherebbe una tassa da 160.000 euro, in virtù dell’aliquota al 4% e della franchigia pari a 1 milione.
In Germania (il paese che ha trattamento più vantaggioso dopo l’Italia), in un caso identico, il genitore pagherebbe 1 milione e 200mila euro.
Con la proposta di Letta in Italia si verrebbe a pagare 800.000 euro.
Ovvio che a nessuno fa piacere dover pagare le tasse, ma all’ipotetico figlio resterebbero almeno le seguenti cose: appartamento a Milano, casa a Finale Ligure, attico a Pinzolo e 200mila euro di beni mobili.
Vi pare questo un esproprio proletario?
Potremmo anche fare un altro esempio.
Se un genitore lascia a un figlio un appartamento da 600mila euro e 400mila euro tra conto in banca e titoli vari, non pagherebbe nulla come tassa di successione.
Se dovesse lasciargli un paio di appartamenti per complessivi 900.000 mila euro e 500mila di liquidità varia per le spesucce necessarie, la tassa da pagare ammonterebbe a 80.000 euro (oggi se ne pagano 16.000).
Preciso, inoltre, che la proposta di Letta sarebbe ancora più prudente, visto che la tassazione riguarderebbe la parte eccedente i 5 milioni.
Non so se ho contribuito a confondere le idee o ad aumentare la contrarietà verso qualsiasi ipotesi di ritocco della tassa di successione, ma credo che, se la comunicazione fosse stata diversa, anche le polemiche sarebbero state minori.
D’altronde, ci lamentiamo tutti giustamente della crescita delle diseguaglianze, ma per risolverla da qualche parte dovremo pure cominciare, o crediamo che per risolverla basti partecipare a qualche convegno o fare qualche erogazione liberale, meglio se adeguatamente detraibile?
E’ ovvio, poi, che chiunque parla di tasse, se non per eliminarle, viene considerato antipatico e tendenzialmente da evitare quando ci si reca alle urne.
Buonasera Carissimo Fabio,
anche in questo caso mi permetto dare il mio contributo semplice, ma che viene dettato da una testimonianza di conoscenza ora come allora che “NOI” consideriamo lo ” Stato” un qualcosa che non ci appartiene salvo addebitargli la colpa per le cose non vanno BENE:
Orbene, occorre che a NOI ogni giorno venga ricordato il pensiero molto educativo di ” John Fitzgerald Kennedy.”
Grazie per l’opportunità offertami.
Cordiali saluti
GIUSEPPE GIORGETTI
Mi chiedo quanto sia realistico ritenere che qualcuno possa disporre di un patrimonio di 5 o più milioni di euro e non abbia per tempo pianificato la successione in modo da eludere l’odiosa imposta. Come se negli anni 60 ci fosse qualcuno negli USA così folle da sottoporsi a un’aliquota marginale del 90%.
Prima che buoni comunicatori bisogna essere realisti e la realtà oggi in Italia è che abbiamo una pressione fiscale da rapina, in modo particolare i contribuenti Lombardi.