Storie di Covid #45: Aspetto il vaccino o il Covid. Chi arriva primo?

22 Marzo 2021 di fabio pizzul

Oggi faccio il bis con le Storie di Covid. Mi sembrava importante rilanciare una lettera ricevuta da un ex consigliere comunale, regionale e parlamentare che, dopo aver sopportato in silenzio per rispetto delle istituzioni, non ce l’ha fatta più e ha voluto, con garbo e decisione, esprimere tutta la sua delusione e rabbia per quanto sta accadendo alla sua generazione in Lombardia. Quello di Emilio è un grido di protesta che sento di rilanciare, sperando di scuotere la coscienza di chi, come peraltro il sottoscritto, opera nelle istituzioni: il tema di fondo è dare risposte ai cittadini e fare sentire le istituzioni vicine. Non so quanto ci stiamo riuscendo. Vorrei dire ad Emilio e ai tanti lombardi nelle sue condizioni che il vaccino arriverà presto, ma non sono in grado di farlo: gli mando almeno un abbraccio.

Ho 81 anni, sono invalido al 100% ho patologie cardiovascolari molto gravi e pure oncologiche, tanto per non farmi mancare nulla.
Non mi hanno ancora vaccinato e non mi hanno mai contattato.
Non sono estraneo alla politica e ai media e quindi mi sono trattenuto da proteste. Mi sembrava di cercare una soluzione per me. Inoltre non sono nei social. Aspetto.
Aspetto cosa? Aspetto il vaccino o aspetto il Covid? Chi arriva primo?
Due giorni fa è morto un caro amico di 88 anni, Carlo Rossi, una persona amata da molti a Milano. Un poliziotto pistolero gli uccise il figlio e lui con la moglie Adele non hanno mai smesso l’impegno civile. Carlo aspettava il vaccino. E’ arrivato prima il Covid e la morte.
Quanti morti per ogni ritardo e silenzio della Regione Lombardia?
Di queste morti non c’è un conto e non c’è rendiconto di responsabilità. Solo oggi è arrivata un po’ di indignazione dei media.
Gli amici mi dicono: vai al primo pomeriggio al vecchio ospedale militare di via Forze Armate, ti metti in fila, diventi un “riservista” e se avanzano dei vaccini te lo fanno.
Normale? No non è normale che degli ultraottantenni malandati si mettano in fila, in piedi, al freddo, per accedere agli “avanzi”, come all’ortomercato per la frutta avanzata.
Non è accettabile.
Come chiamiamo questi morti ? E’ dall’inizio della pandemia che aleggia nell’aria una parola e una cultura impronunciabile: eugenetica.
Gira nell’aria e la Moratti la sfiora con l’idea che la priorità deve essere data a chi è produttivo, a chi contribuisce al PIL.
E un ultraottantenne è solo un costo.
Ora accedere agli avanzi è diventato ufficiale: c’è una nuova lista e un nuovo termine: riservisti. Lo hanno detto oggi alla TV, Fai un’altra richiesta, ti iscrivono alla lista dei riservisti e speri di essere chiamato? E come si fa a iscriversi a questa lista?
E chi mi chiamerà prima?
La lista del diritto o quella riservista?
Intanto ogni morto è un risparmio in pensioni e sanità e una generazione se ne va. Prima nelle RSA e adesso con i ritardi.
Come lo chiamiamo?
E’ tutta colpa della Regione?
E’ colpa della Regione, certo. Ma il sindaco dove è?
Il sindaco, nessuno lo ricorda, è la massima autorità sanitaria cittadina. E’ possibile che in un anno di pandemia, non abbia organizzato un Registro degli ultraottantenni, delle loro patologie e il registro dei soggetti a rischi per patologie gravi.
Impossibile? Difficile?
Un semplice registro chiedendo supporto ai medici di famiglia.
Non c’è. Non so se altre città lo hanno fatto.
Di certo che il sindaco di Milano non si è né visto o sentito in un anno di questa pandemia.
Pensava ad altro il sindaco verde. Pensava dove coprire di cemento e vetro ogni angolo libero della città.
Nemmeno con una telefonata ai suoi vecchi.
Non ridete, ma io e mia moglie, che non abbiamo figli e nipoti aspettavamo almeno questa. Ci contavamo.
Aspettiamo il vaccino, ma non sarò un riservista.
Emilio Molinari.
Ex Consigliere Comunale. Ex Consigliere Regionale ex parlamentare

3 commenti su “Storie di Covid #45: Aspetto il vaccino o il Covid. Chi arriva primo?

  1. Marisa Sfondrini

    Sono Marisa, 84 anni suonati! Leggendo le storie di Covid che molto giustamente stai pubblicando, mi sento una superfortunata: ho prenotato la vaccinazione presso il portale della Regione se non ricordo male ai primi di febbraio; il 19 marzo ho concluso le vaccinazioni! Non ci sono state particolari complicazioni, ma almeno un errore sì… e ti pareva! Un indirizzo sbagliato nella convocazione circa il luogo dove effettuare il secondo e terzo vaccino; per il secondo (dopo il primo ricevuto presso l’Istituto Besta) dovevo presentarmi presso un certo istituto al mattino e per il secondo presso la sede di una facoltà universitaria in via Valvassori Peroni. Sul portone del primo luogo era stato applicato un cartello che invitava a presentarsi in Valvassori Peroni anche al mattino… tutto poi si è concluso nella stessa mattinata, con l’infermiera vaccinante che bonariamente mi ha detto “Così non deve tornare oggi pomeriggio!”. Giusto! Infondo, l’unico disguido serio è stata la strada che ho dovuto fare a piedi (io portatrice di due protesi d’anca) per raggiungere Valvassori Peroni… L’ho considerato un allenamento!

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  2. Giuseppe Pastori

    Purtroppo sono “scandali” che non fanno più neanche notizia, sono talmente tanti i casi di poca umanità tra gli anziani che possiamo riempire pagine di giornali e tutte esperienze che testimoniano un disagio per molte famiglie. Mettiamoci anche i medici di famiglia che in alcuni casi si sono dimostrati pavidi di fronte al contrasto del virus o non hanno fatto l’interesse dei loro assistiti.
    Mio padre va per gli 89, fa parte di quella categoria di anziani che non si può muovere da casa o meglio che se li muoviamo dobbiamo attrezzarci tra carrozzina e accompagnamento. Fino 2 anni fa era ancora in gamba, poi un ictus, da cui si è ripreso parzialmente, lo ha relegato in casa (“fortunatamente” lo assiste ancora mia madre).
    Il suo medico di famiglia lo ha iscritto per fare il vaccino a domicilio, ovvero non sappiamo nulla se è in qualche lista d’attesa. Mi chiedo infatti, se ogni fiala consente di vaccinare 5-6 persone, come è possibile organizzare una vaccinazione a domicilio per una sola persona?
    Non è che questa lista d’attesa non esiste e quindi ci si dimentica poi di iscriverlo realmente?. Detto per inciso mia madre la prima dose l’ha fatta 2 giorni al S. Gerardo a Monza, mio padre ormai, chissà quando.

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  3. Luigi Massari

    come ho già avuto modo di scrivere e sperimentare, l’iscrizione fatta per mia madre ed una mia zia (due persone ultranovantenni) ha finora portato a due esiti differenti: mia madre ha avuto la prima dose del vaccino dopo l’avviso arrivato correttamente cinque giorni prima; mia zia è ancora in attesa di una segnalazione.
    Mi ritrovo in molte delle indicazioni riportate dall’ex consigliere Molinari e dalle persone che hanno scritto prima di me.
    Non mi occupo direttamente di “logistica ed organizzazione sanitaria”, però con altri esempi, esperienze e “buon senso” verso le persone, tutte ed in particolare quelle più fragili (altro che PIL!) ritengo (o “sarebbe”, per chi deve prendere decisioni?) sia alla base per un cultura del rispetto delle persone e segno di civiltà.

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