Storie di Covid #43: il vaccino per lei c’è, anzi… No!

17 Marzo 2021 di fabio pizzul

La storia di oggi arriva da Corsico, a sud di Milano e riguarda un’anziana che non ha a possibilità di raggiungere un punto vaccinale. Per questo la “nonnina”, come la definisce affettuosamente chi ha fatto pervenire la segnalazione al Giornale dei Navigli e al sottoscritto, ha chiesto una vaccinazione a domicilio, ma…
Leggete che cosa è successo.

“In data 18 febbraio 2021 la nostra nonnina di 88 anni è stata iscritta nel portale di Regione Lombardia con la speranza di poter essere vaccinata. Tenuto conto del suo stato di salute, allettata e non trasportabile ci siamo recati in farmacia per avere lumi. Ci è stato detto che, oltre alla semplice adesione, vi era la sola possibilità di indicare che la cittadina non era autonoma nel raggiungere il centro vaccinale ma non era prevista la possibilità di indicare che necessitava di essere vaccinata al domicilio. Dopo aver espresso le nostre perplessità, la farmacista ci ha rassicurato dicendo che avrebbero avvisato circa il giorno e l’ora della vaccinazione e che, in quel momento, si sarebbe potuto specificare che la persona doveva essere vaccinata presso il suo domicilio”.

Il 15 marzo, poco dopo le 18.30, è arrivato dal portale di prenotazioni di Regione Lombardia l’sms che indica l’appuntamento per il giorno dopo, al centro vaccinale di Pieve Emanuele (a 20 chilometri di distanza).

“La nostra nonnina non si è potuta vaccinare perché non trasportabile, opzione non indicata al momento dell’adesione alla campagna, impossibile trovare un mezzo di trasporto sanitario in questo periodo in meno di 24 ore. Sul portale ora viene finalmente indicato che, “per chi ha una grave disabilità che non consente lo spostamento in autonomia o di essere accompagnato al centro vaccinale è necessario contattare il Medico di medicina generale: compilerà il modulo di adesione alla vaccinazione specificando che dovrà essere gestita attraverso un’altra modalità”.

“Peccato che a oggi ai Medici di medicina generale non siano ancora state date le direttive per poter agire”. Insomma, un caos nel caos, con il rischio concreto che gli anziani, scoraggiati da tutti questi intoppi, rinuncino alla somministrazione. “Viene da chiedersi se un percorso che dovrebbe portare a vaccinare la popolazione più fragile non necessitava l’individuazione da subito di una modalità idonea per chi va vaccinato al domicilio. Siamo in un territorio regionale completamente allo sbando, senza riferimenti certi, senza direttive chiare per tutti. Ci siamo chiesti se fossimo su scherzi a parte, se si trattasse di un teatro dell’assurdo. Niente di tutto ciò, ci troviamo in Regione Lombardia, quella che per anni fu definita l’eccellenza sanitaria italiana. Vergogna, indignazione sono i sentimenti che spaziano pensando alle tante persone anziane sole: come potranno districarsi in questo labirinto di incompetenza?”.

N.L.

3 commenti su “Storie di Covid #43: il vaccino per lei c’è, anzi… No!

  1. Marisa Sfondrini

    Perché ci meravigliamo di questa storia? Hai fatto bene, benissimo, Fabio, a scriverne. Ma di questi chiamiamoli per bontà “disguidi” nella gestione pubblica ne accadono tutti i giorni. Sarà la burocrazia pesante… sarà la mancanza di fantasia (o l’impossibilità professionale di usarne da parte dei funzionari)… sarà quel che sarà… ma non è difficile imbattersi in questi “eventi”. Forse ne è capitato qualcuno a ciascuno di noi. Io, 84 anni suonati, due protesi d’anca (quindi con una buona probabilità di non poter raggiungere il mio centro vaccinale) non sono segnalata da nessuna parte… di conseguenza nessuno si sarebbe preoccupato se non mi fossi vaccinata. Non esiste un “annuario” di chi ha difficoltà, quindi nessuno può immaginarsene… Forse occorrerebbe creare oppure far vivere – oltre il sentimento di collaborazione che dovrebbe infondo pervaderci tutti – una sorta di “entità” ufficiale che degli anziani che vivono soli abbia in certo senso cura. Posso ancora camminare e quindi mi sono recata con le mie gambe al punto vaccinale a me più vicino e ci ritornerò per il richiamo proprio domani… ma nessuno mi ha mai chiesto se fossi in grado … E poi, chi avrebbe dovuto chiedermelo? Nel gruppo degli amici stretti, tutti sanno che sono autosufficiente ancora e quindi nessuno si preoccupa… ma se così non fosse, non avessi amici affezionati, una come me senza legami famigliari e anche carissimi amici ma che vivono lontani… potrebbe morire, anzi morirebbe sicuramente da sola senza che nessuno se ne accorgesse… se non dopo tempo… È così la vita. A meno che soprattutto nelle grandi città (nei piccoli centri è diverso: ci si conosce perfino troppo!) non si inventi qualcosa che permetta una sorta di “sorveglianza a distanza” dei vecchi che vivono da soli, senza grandi legami anche di vicinato, in modo da poter intervenire (anche senza una richiesta specifica) in caso di “calamità”. Si potrebbe fare? Con viva amicizia, Marisa S.

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  2. Marisa Sfondrini

    Spero che chi ha eletto conio proprio voto questa giunta regionale si sia adeguatamente pentito. La Lombardia, un tempo faro per efficienza, ora è un faro… per il contrario. Che strazio per chi è vecchio come me!

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  3. Luigi Massari

    tra le contraddizioni sulle vaccinazioni: ho iscritto mia mamma ed una mia zia, entrambe novantenni, per la vaccinazione anti Covid19.
    Mia mamma, che non può muoversi autonomamente, è stata avvisata per tempo ed ha ricevuto la prima dose (con la seconda già programmata); mia zia, che comunque deve essere accompagnata, fino ad ora non ha ricevuto alcun tipo di informazione.
    Risiedono a pochi kilometri una dall’altra, entrambe nel capoluogo regionale. Non sono riuscito ancora a capire come funziona la programmazione vaccinale per gli ultraottantenni.
    E le informazioni che ricevo, anche da chi dovrebbe essere al corrente di tutti i passaggi medico-burocratici, spesso non concordano tra di loro.

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