La beatificazione di Armida Barelli è una splendida notizia. E’ un segno della necessità di ricordare, promuovere e valorizzare il genio femminile che tanto ha contribuito a costruire quello che oggi siamo. Nella storia civile e religiosa dell’Italia tanto dobbiamo a donne che hanno saputo generare relazioni e cammini di solida attenzione agli altri. Una donna come Armida Barelli è straordinariamente contemporanea nella sua capacità di immaginare strade nuove e di unire energie insospettabili.
Co-fondatrice dell’Università Cattolica, con la sua biografia, Armida Barelli, come ricorda una nota dell’Azione Cattolica Ambrosiana, “indica ancora oggi il valore prioritario del servizio ai poveri, la necessità di una formazione umana e cristiana al passo coi tempi, una presenza laicale intelligente e concreta, una speciale attenzione alla valorizzazione della donna nella società e nella Chiesa”.
Ci sono ancora molte pagine da scrivere per ricordare l’azione di tante donne che hanno letteralmente accompagnato per mano la chiesa e la società nei momenti più difficili della nostra storia contemporanea. Solo per fare un altro esempio, sto leggendo in questi giorni un libro che lo storico Alfredo Canavero ha dedicato a Maria Agamben Federici, una delle fondatrici del Centro Italiano Femminile, membro della Costituente e deputata, capace di riflessioni e azioni ancora oggi di grandissima attualità.
La beatificazione di Armida Barelli non deve essere interpretata come un tardivo riconoscimento delle sue virtù o come il tentativo di indicare l’esemplarità di valori che oggi molti considerano superati e neppure come una sorta di nostalgica evocazione di bei tempi andati: la contemporaneità della lezione della Barelli sta tutta nel suo coraggio di prendersi responsabilità che all’epoca sembravano anche sconvenienti per una donna e nella tenacia con cui ha offerto il suo contributo da donna a percorsi che sembravano dover essere riservati ai soli uomini. Quella della Barelli è una grande testimonianza di come il genio femminile possa fare grandi cose andando ben oltre una parità che rischia talvolta di trasformarsi in incapacità di riconoscere le differenze e semplice omologazione al maschile. Oggi possiamo dire, con ancora più forza, che senza Armida Barelli l’Università Cattolica non sarebbe mai diventata un punto di riferimento fondamentale per la chiesa italiana e l’intero nostro paese.