La morte di Maradona e la passione che lo circonda

26 Novembre 2020 di fabio pizzul

La morte di Diego Armando Maradona sta suscitando un’emozione mondiale, quasi si volesse per l’ultima volta condividere  sentimenti scatenati da un calcio che non esiste più e ha avuto il Pibe de oro come assoluto protagonista.
Razionalmente non può che risultare eccessiva l’attenzione dedicata alla scomparsa di Maradona, ma non tutto si può e si deve spiegare o liquidare con una fredda analisi postilluministica.

Non ho mai amato Maradona, la sua storia non appartiene al mio mondo ideale, ma devo ammettere che è uno dei personaggi che più è riuscito a lasciare un segno nell’immaginario collettivo degli ultimi 40 anni.
Ma perché Maradona è stato ed è così amato?
Non sono in grado di dare spiegazioni e non tocca neppure a me farlo, probabilmente non è neppure giusto tentare di catalogare un fenomeno come questo: se è amato è amato e basta e quello che significa per milioni di persone è patrimonio che non va né giudicato, né denigrato.
Tento comunque di proporre una lettura di quello che è stato il calciatore più amato e discusso della storia dello sport.
Maradona è diventato un mito non per i suoi eccessi, come si potrebbe facilmente affermare, ma per la sua eccedenza, ovvero la capacità di non risparmiarsi mai e di dare sempre tutto se stesso, anche oltre la logica e ogni possibile calcolo.
In una società prigioniera dei numeri e della tecnica (pensate anche solo al modo in cui si racconta oggi il calcio), l’eccedenza ha un fascino irresistibile, anche perché pochi hanno il coraggio di viverla o, come ha fatto Maradona, di trasformarla in regola di vita.
Non intendo santificare Maradona e l’epiteto “dio” che in tanti gli affiancano mi pare eccessivo e anche fuori luogo, ma l’eccedenza, che non è né esagerazione né ostentazione, è forse uno degli attributi umani che più si aprono a quella dimensione che va oltre l’umano e che possiamo definire divina.
L’eccedenza divina è però sempre positiva, l’eccedenza umana è il più delle volte tragica, se non grottesca. La vita di Maradona non fa che confermarlo.
In una pizzeria che frequento abbastanza spesso, campeggia un poster di Maradona con una frase a lui attribuita “Non sarò mai un uomo comune”. Credo che sia una sintesi perfetta di quello che il calciatore argentino è stato e di come si possa amarlo fino alla follia o odiarlo con tutto il cuore.
Anche il suo modo di giocare a calcio, d’altronde era così: sempre un dribbling in più, uno scatto impossibile, un tiro contro ogni logica, un gesto inopportuno (pensate alla mano dei mondiali messicani), una dichiarazione fuori dalle righe… Per altri erano tutte cose di troppo, per lui erano normali, o meglio, eccedenti più che eccessive.
L’eccedenza non è semplice generosità, che spesso finisce per trasformarsi in caricatura della virtù, è piuttosto incosciente coraggio di andare oltre e proprio per questo fa sognare e apre orizzonti impensabili.
Maradona non potrà mai essere considerato un esempio, ma è di certo un uomo che ha fatto sognare.
E non è poco. Per questo credo che Maradona non potrà neppure riposare in pace. E’ un uomo che ha lasciato un segno e la sua vita non è passata invano, soprattutto per le emozioni che ha regalato a milioni di persone. In un mondo dalle passioni spente e tristi, questo non può che essere considerato un grande dono.

2 commenti su “La morte di Maradona e la passione che lo circonda

  1. ELIANA

    Buona sera gentile Fabio,
    Le scrivo perché fa una sintesi perfetta di una persona giusta nel posto sbagliato!
    Lei è generoso con Diego Armando Maradona perché a Napoli questo uomo si è bruciato!
    Un talento indiscusso tuttavia non si può osannare Maradona come se fosse un Dio!
    Cordialmente

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  2. Chiara Simi

    Non tralascerei le condanne che Maradona ha subito per reati di vario genere… In ogni caso il 25/11 era anche la giornata mondiale contro la violenza sulle donne: condivido pienamente le considerazioni della Pausini, prontamente condannate tanto da portarla a rimuovere il post, riguardo l’esiguo spazio dato dai mezzi d’informazione al ricordo delle vittime. Evidentemente c’è ancora molta strada da fare… Suggerisco a Fabio, l’anno prossimo, di aprire la newsletter parlando d violenza di genere, e non del primo anniversario della morte di Maradona.
    Chiara

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