La pandemia ha pesanti effetti economici, che si accumulano sulle pesantissime conseguenze sanitarie. Non tutte le categorie sono però ugualmente colpite dalla crisi. Quella di oggi, più che una storia è una riflessione sui meccanismi innescati dai contributi dello stato e su chi è chiamato a pagare i costi più pesanti della pandemia. Chi mi ha inviato questa riflessione, che ringrazio, si chiede se non sia il caso di distribuire in maniera più equa i sacrifici.
Lo Stato stanzia risorse pubbliche per “ristorare” le attività commerciali colpite, costrette a chiudere del tutto i battenti (esempio ristoranti) per un certo periodo (anche nell’ultimissimo dl ristori bis).
Il meccanismo è quello della concessione di un credito di imposta pari al 60% del canone di affitto di 3 mesi. Tale credito può essere ceduto al proprietario (non so è previsto il suo consenso ovvero se è obbligato ad accettare).
In definitiva, quindi: la pandemia induce lo Stato a sostenere attività commerciali che ha obbligato alla “serrata”, ma per contribuire a sostenerne i costi fissi (affitto) elargisce un credito di imposta.
Fin qui tutto bene, ma scatta la domanda: perché lo Stato deve impiegare una propria risorsa per ristorare parzialmente un’attività commerciale che è contrattualmente tenuta a pagare il canone di affitto intero? Senza che quindi la proprietà immobiliare sia soggetta ad alcuna perdita? A maggior ragione se la proprietà immobiliare è a sua volta un’impresa (spesso una grande impresa) e non un privato che (per ipotesi) essendo andato in pensione, ha affittato il locale di proprietà dove svolgeva in prima persona l’attività.
Non si potrebbe – ad esempio – prevedere che il 60% sia ripartito tra Stato e proprietà?
In tal modo rispetto ad un affitto di 100, il commerciante pagherebbe (di suo) 40, lo Stato 30 e la proprietà 30 (ovvero, la proprietà incasserebbe un canone di 70 anziché 100).
A me sembra una ragionamento di buon senso, che distribuirebbe il “costo” del Covid anche sulla proprietà immobiliare, che invece – ad oggi – non subisce alcuna decurtazione dei propri incassi, mentre tutte le altre categorie stanno pagando un prezzo altissimo.
S.C.