Che cosa succede da domani? Milano e la Lombardia si tingeranno di rosso, di giallo o di verde?
Sì, lo so, sono un consigliere regionale e dovrei dare risposte e non fare domande.
Ho comunque l’attenuante generica di essere in minoranza.
Scrivo, allora, le seguenti righe per provare a chiarire le idee anzitutto a me stesso.
Una cosa è certa. Da domani valgono in tutta Italia le regole previste dalla prima part del DPCM che ricalcano, grossomodo, quelle in vigore oggi in Lombardia con due differenze fondamentali: coprifuoco anticipato alle 22 e chiusura di mostre e musei.
Fine delle certezze.
Per capire il colore della Lombardia è necessario che venga emanata un’ordinanza d’intesa tra Ministero della Salute e regioni, nel nostro caso la Lombardia.
L’ordinanza deve basarsi su indicatori ben definiti, elaborati dal CTS nazionale sulla base dei dati forniti dalle singole regioni. Qui, a quanto ho capito, nasce il problema. Le regioni non starebbero fornendo al CTS i dati necessari per procedere alla definizione degli indicatori. Gli ultimi dati consolidati sarebbero quelli del 25 ottobre scorso.
Regione Lombardia sostiene di non avere notizie dal governo, ma il DPCM parla chiaro: serve un’intesa a partire da dati certi forniti dal CTS. Le regioni, che fino a qualche giorno fa chiedevano di poter decidere da sole che cosa fare, ora mi pare stiano scaricando tutta la responsabilità sul governo, quasi fossero offese per il fatto che il Governo ha scelto di rompere gli indugi e proporre misure più restrittive.
Come avrete capito, non sono in grado di dirvi quando verranno pubblicate le ordinanze previste dal DPCM. Mi auguro che arrivino presto, anche perché cullarsi sull’idea che i dati stiano migliorando a Milano e in Lombardia e che si possa per questo rinviare o addolcire le nuove misure non mi pare una scelta lungimirante.