Sulla gestione del Covid il centrodestra in Regione non accetta una vera condivisione istituzionale. Un vero peccato o, forse, l’indice di una debolezza politica che costringe la maggioranza a non giocare a carte scoperte. Spero che il presidente Fontana smentisca questo atteggiamento di chiusura espresso con il voto negativo in Consiglio regionale a una mozione proposta dal PD.
Manifestando apprezzamento per gli incontri che il presidente Fontana ha avuto in queste settimane con sindaci e capigruppo dei partiti presenti in Consiglio regionale, ho chiesto un passo avanti per costruire una vera gestione collegiale dell’emergenza e parlare ai cittadini con parole chiare e condivise anche con le parti sociali.
La richiesta che ho sottoposto al Consiglio oggi era chiara: “un tavolo permanente di confronto – da convocarsi a giorni alterni – tra Giunta regionale, sindaci dei capoluoghi di provincia, Presidenti dei gruppi del Consiglio regionale e parti sociali, per poter condividere i dati epidemiologici, affrontare in tempo reale le problematiche che si presentano ed essere coinvolti nelle scelte conseguenti in un’ottica di fattiva collaborazione“.
Gli esponenti della Lega e anche di Forza Italia hanno respinto quasi con sdegno questa proposta: me ne rammarichiamo, non tanto per il gruppo del PD, ma per i lombardi, perché di fronte alla pandemia forze politiche serie e responsabili guardano ai problemi veri, non agli schieramenti.
Per parte nostra, come gruppo PD continueremo a collaborare, ma mi sarei aspettato un atteggiamento diverso da parte di una maggioranza che pare più impegnata a difendere acriticamente la giunta che a costruire provvedimenti attenti alle esigenze dei cittadini e delle imprese lombarde.
Personalmente, nelle mie esperienze ed attività, ho sempre considerato positivo il coinvolgimento di tutte le persone (e non solo istituzioni) in grado di contribuire al miglioramento della/e situazione/i del momento, urgente e proposta.
Ma ho trovato, e trovo tuttora, enormi resistenze a queste “aperture costruttive”. Anche con istituzioni, di qualsiasi colore politico, che non rispondono nemmeno a legittime domande.
Non mi meraviglio quindi che chi governa in regione Lombardia si comporti in questo modo.
Ma quanti siamo in Italia a sopportare ancora questo modo di lavorare “per i cittadini” (eufemismo)?