Anche oggi vi racconta una storia di isolamento a tempo indeterminato. Anche oggi parliamo delle difficoltà della gestione del tracciamento e della sorveglianza dei casi di positivi costretti a quarantena o isolamento fiduciario. A proposito, non sono sinonimi: in quarantena è chi ha avuto contatti con un positivo, in isolamento fiduciario chi è risultato positivo.
Ma veniamo alla storia di oggi che riguarda un libero professionista che è risultato positivo al tampone, deve rimanere isolato a casa e, vista la sua professione che ometto per ragioni di privacy, non può lavorare.
Il signor C. scopre di essere positivo e, coscienziosamente, sentito il proprio medico di base, fa giungere tramite quest’ultimo la notifica all’ATS e si pone in isolamento fiduciario, interrompendo la propria attività lavorativa. Questo accade il 20 ottobre e, ad oggi, il signor C. non ha ricevuto alcuna chiamata dall’ATS per monitorare la sua situazione e fissare l’appuntamento per il tampone che dovrà certificare l’avvenuta guarigione e decretare la fine dell’isolamento fiduciario.
Nei giorni scorsi il nostro ha più volte tentato di contattare telefonicamente ATS, rimanendo pazientemente in attesa del suo turno, visto che a una chiamata risultava il trentacinquesimo in lista di attesa e a un’altra il quarantesimo. Peccato che il sistema, in entrambi i casi, una volta arrivato ad essere suppergiù il quinto della lista, lo ha staccato dalla comunicazione con un messaggio che avvisava che l’attesa si era protratta oltre il limite consentito.
Il signor C. ha tentato allora la più asettica strada dell’e-mail, ma non ha ricevuto alcuna risposta.
Nella giornata di ieri si è aperta un’altra strada: il suo medico di base gli ha comunicato l’opportunità di iscriversi al nuovo sito dell’ATS con cui poter effettuare una sorta di self-service del tracciamento, attraverso il quale è possibile indicare i contatti più stretti e anche prenotare il tampone “liberatorio”. Soddisfatto per l’inattesa svolta tecnologica, il signor C. ha diligentemente compilato tutti i campi previsti, ma si è trovato di fronte a una pessima notizia: il primo tampone disponibile reca la data del 9 novembre. Questo significa che il suo isolamento fiduciario è destinato a durare ben più di 20 giorni con le immaginabili conseguenze su un’attività lavorativa già fortemente messa in discussione.
Preso da un legittimo sconforto e senso di abbandono, il signor C. ha deciso di tentare un’ultima strada: ha prenotato un tampone molecolare presso una struttura privata per il 3 novembre. La sua strategia è la seguente: in presenza di un auspicabile tampone negativo comunicherebbe il risultato ad ATS considerandosi libero di interrompere l’isolamento fiduciario e di riprendere la propria attività lavorativa.
Rimane un dubbio: è una strada percorribile o sarà obbligato comunque ad attendere l’esito del tampone ufficiale del 9 novembre?
Personalmente non sono in grado di dare una risposta.
Ma non ditelo al signor C.