Nuove segnalazioni mi arrivano dalla scuola. E’ luogo molto più sicuro di altri, ma inevitabilmente deve sottostare a regole stringenti per evitare il diffondersi del contagio.
Nella sola Città Metropolitana sono oltre 500 le classi in quarantena a causa della positività di qualche studente. Le procedure per la riammissione in classe non sono però così chiare e lineari, come ho già avuto modo di raccontare proponendovi altre storie.
Questa volta siamo nella Città Metropolitana e la situazione si è risolta solo grazie a un dirigente scolastico che è andato oltre il protocollo.
In una scuola secondaria dell’est milanese due classi sono state messe in quarantena a causa della positività di due studenti.
Dopo i canonici giorni di isolamento fiduciario, i due ragazzi positivi hanno effettuato il tampone e sono stati riammessi a scuola.
I loro compagni, terminata la quarantena, avrebbero dovuto rientrare con un certificato di un pediatra, secondo le indicazioni di ATS, ma i pediatri non sono disponibili a certificare una guarigione perché i loro assistiti non sono stati affetti da alcuna malattia.
Dalla scuola riferiscono che il referente Covid della zona da qualche giorno non è rintracciabile e che il dirigente scolastico non sapeva bene che cosa fare. Quest’ultimo ha poi deciso di prendersi la responsabilità di riammettere a scuola i ragazzi, senza certificazione dei pediatri e senza aver avuto alcun contatto con referente Covid ATS di zona.
Mi sento di schierarmi al fianco del dirigente che ha limitato i disagi delle famiglie, ma sarà la scelta corretta? E poi, perché mettere in difficoltà famiglia e scuola con indicazioni contrastanti tra diversi livelli istituzionali?