Il numero di tamponi effettuati quotidianamente in Lombardia è finalmente arrivato a livelli decenti, ma siamo sicuri che vengano fatti secondo criteri di urgenza e priorità?
Arrivano ancora troppe segnalazioni di lunghe attese e di vere e proprie odissee per potersi sottoporre a un esame che dovrebbe ormai essere disponibile molto facilmente.
Non basta scrivere procedure sulla carta, è necessario gestire con efficienza ed efficacia le situazioni che si presentano nei luoghi da tenere sotto particolare osservazione.
Prendiamo le scuole. In caso di sintomi di carattere influenzale, le famiglie sono invitate a tenere i figli a casa e a rivolgersi al pediatra. In Lombardia, però, da inizio marzo, è in vigore una delibera che impedisce ai pediatri di visitare in ambulatorio o a domicilio. Il consulto con le famiglie dei pazienti può avvenire pertanto solo al telefono: risulta così molto probabile che il pediatra, per non rischiare, prescriva al suo piccolo paziente di effettuare il tampone. Il numero di tamponi necessari a esaurire tutte le richieste rischia così di crescere molto velocemente.
Che dire poi delle re-immissione in classe di chi è stato assente per malattia?
Il Ministero della Salute raccomanda il fatto che vengano richiesti certificati per assenze superiori ai tre giorni alla materna e ai 5 nelle altre scuole, ma diverse regioni, Lombardia compresa, sostengono che non sia necessario produrre alcun certificato.
C’è grande confusione e non è il modo migliore per aiutare famiglie già molto provate da questa emergenza Covid.
Questo succede quando la politica (i partiti personificati) invece di andare verso una stessa direzione prendono scorciatoie per pensando di essere loro i migliori.