Sono state 110 le polmoniti anomale all’ospedale di Alzano Lombardo nei tre mesi precedenti la scoperta del caso 1 a Codogno. All’ospedale di Seriate, non molto distante, i casi di infezione polmonare registrati sono stati ben oltre tre volte l’anno precedente. In tutto, nei cinque ospedali della parte della bergamasca più colpita i casi sono stati il 103,6% in più.
Sono dati che emergono dalla risposta a un’interrogazione del consigliere Carretta di Azione. Finalmente la regione risponde, visto che anche noi del PD avevamo chiesto chiarimenti già qualche settimana fa.
Perché questa anomalia non ha fatto scattare l’allarme in Regione? Perché nessuno ha pensato al Coronavirus che stava mettendo in ginocchio una vasta provincia della Cina?
Sono domande che pretendono una risposta.
Un incremento così significativo dei casi di polmonite negli ospedali di una Regione come la Lombardia può passare inosservato? E può non essere collegato alla più allarmante epidemia presente a livello mondiale, seppure in un altro continente? Il fatto che questi dati escano solo ora, nonostante anche noi li abbiamo chiesti già da tempo per tutte le province particolarmente colpite, fa pensare che fosse già noto in assessorato alla sanità che qualcosa non aveva funzionato ancora prima del famoso paziente 1.
Da parte della Regione sembra esserci stata una grave sottovalutazione di un fatto che avrebbe dovuto allarmare e far scattare almeno un’indagine, che non c’è stata fino a quando una brillante anestesista dell’ospedale di Codogno non ha avuto uno scrupolo in più.
Si saranno anche applicate le circolari del Ministero, ma la sanità regionale non può essere solo un ufficio passacarte, come purtroppo si è limitata spesso a fare in questi mesi.
Dopo queste notizie credo che sia ancora più urgente che la maggioranza dia il via libera ai lavori della Commissione d’inchiesta, superando veti e resistenze che non sono più comprensibili, soprattutto per i cittadini.
il lato negativo di questo nostro Paese è che molto spesso nei settori pubblici si applicano le regole “alla lettera”, per non incappare (nei funzionari preposti) in problemi o, peggio, in sanzioni.
Questo vale per questioni, nel mio settore tecnico, apparentemente risolvibili con un maggior senso di responsabilità; ma vale anche nella prevenzione dei problemi.
A maggior ragione quando si tratta di interventi diretti alla persone, ed in situazioni di emergenza sanitaria come questa.
Molto spesso le indicazioni di prevenzione non vengono ascoltate, se provenienti da soggetti esterni alla “macchina pubblica decisionale” o passibili di sanzioni disciplinari, se provenienti dall’interno della “macchina pubblica”.
Non sarebbe ora di cambiare le regole e mettere al centro dell’attenzione persone serie, coscienti e responsabili, e con una visione più aperta verso la collettività che non è fatta di numeri ma di persone con le loro sensibilità?