
Un autentico momento di chiesa. Non posso definire altrimenti la celebrazione durante la quale sono stati ordinati vescovi mons. Vegezzi e mons. Raimondi, scelti da papa Francesco come ausiliari per la Diocesi di Milano. Ho potuto partecipare in rappresentanza della Regione, che non aveva indicato un suo delegato ufficiale. La scelta dell’identico motto episcopale da parte due neo-vescovi, “Gaudete in Domino, semper”, ha permesso all’arcivescovo Delpini di proporre una riflessione sulla necessità di porre la gioia, la felicità al centro della predicazione e dell’azione pastorale.
Lascio alla cronaca e ai testi degli interventi, che trovate a questo LINK, l’approfondimento della celebrazione. Mi limito a un paio di considerazioni.
La prima. I due nuovi vescovi sono espressione di un forte impegno pastorale, avendo entrambi svolto il proprio ministero in tante parrocchie. Mi pare sia un tratto importante della scelta dell’Arcivescovo e del Papa: rafforzare l’attenzione alla pastorale ordinaria, vicino ai luoghi dove la gente vive. E’ sempre più chiaro che le parrocchie dovranno rileggere la propria funzione e il proprio modo di rapportarsi con i fedeli, ma è importante che questo avvenga all’insegna di scelte pastorali, non sono economiche o organizzative. Credo che don Giuseppe e don Luca siano espressione profonda di questa necessità. La loro storia sacerdotale parla da sé.
La seconda. Siamo di fronte a due vescovi che trovano nell’umanità e nell’immediatezza di relazione due caratteristiche importanti. Potrei definirli come espressione di una spiritualità incarnata e popolare, attenta alle persone più che al rito e capace di parlare alla vita di tutti i giorni. Un bel mix tra la chiesa in uscita di papa Francesco e la dimensione popolare del cristianesimo ambrosiano.
Dopo mesi di forzata lontananza, ieri in Duomo si è tornati a respirare un po’ di aria di festa, seppure con tutte le cautele dettate dalle regole anti Covid. Un segnale di progressivo inizio di una nuova normalità, sulla quale anche la chiesa deve interrogarsi e, giocoforza, provare a cambiare.