Ieri, con un video, ho riassunto in modo estremamente sintetico alcuni dati economici lombardi in riferimento alla pandemia di Covid-19. Oggi vi propongo alcuni approfondimenti che traggo dal Rapporto di Banca d’Italia sull’economia regionale.
UN PIL REGIONALE IN AFFANNO
Un primo dato riguarda il Prodotto Interno Lordo regionale, che da anni è meno brillante rispetto a quello di altre regioni europee confrontabili con la Lombardia e, più in generale, in confronto con la media europea.
Si legge nel Rapporto:
“La pandemia ha colpito l’economia regionale in una fase di rallentamento iniziata nel biennio precedente. Nel 2019, in base alle stime di Prometeia, il PIL in Lombardia è cresciuto dello 0,5 per cento rispetto al 2018, proseguendo nella debole dinamica registrata l’anno precedente. Analisi di lungo periodo mostrano che tra il 2001 e il 2017 la dinamica del PIL lombardo è stata in media peggiore di quella registrata dalla UE28 e da un gruppo di regioni europee simili alla Lombardia per reddito pro capite, popolazione e struttura produttiva. (…) La peggiore dinamica del PIL nel periodo 2001-2013 è spiegata in prevalenza dal minore contributo fornito dalla produttività oraria del lavoro (PIL per ora lavorata)”.
L’ESPLOSIONE DELLE RICHIESTA DI CASSA INTEGRAZIONE
Credo interessante anche la valutazione di quanto sta accadendo in questi mesi riguardo alle richieste di Cassa Integrazione in Lombardia.
Scrivono gli autori del Rapporto:
“Il DL 18/2020 (decreto “cura Italia”) ha introdotto nuove disposizioni in materia di cassa integrazione; i trattamenti di CIG in deroga sono stati finanziati con risorse aggiuntive, ripartite sulla base della quota regionale di lavoratori dipendenti non coperti dai trattamenti ordinari che, secondo le stime dell’INPS, in Lombardia sarebbero quasi 400 mila, il 15,3 per cento del totale nazionale. Nel complesso, l’ammontare di risorse per la CIG in deroga destinate alla regione è stato pari a quasi 540 milioni di euro. Nei primi cinque mesi del 2020 gli interventi di CIG autorizzati sono stati quasi venti volte quelli del periodo corrispondente del 2019. (…) In termini di occupati equivalenti, le ore autorizzate hanno rappresentato il 7,9 per cento dell’occupazione complessiva in regione”.
UNA NOVITA’: IL SOSTEGNO AI LAVORATORI AUTONOMI
Il Rapporto fornisce anche alcune stime riguardo l’indennità di 600 euro introdotto con il DL 18/2020 a favore di alcune categorie di lavoratori autonomi e altre categorie coperte solo parzialmente dagli atri ammortizzatori sociali. Sottolineo come sia la prima volta nella recente storia italiana che si propongono misure assistenziali per queste categorie.
La sede lombarda di Banca d’Italia scrive:
“Secondo i dati dell’INPS, al 22 maggio in Lombardia erano state accolte 572.000 domande di sussidio, per un importo complessivo di 343 milioni di euro, pari al 14,5 per cento del totale nazionale. Nel 95 per cento dei casi si è trattato di sussidi richiesti da partite IVA e lavoratori autonomi. In rapporto alla popolazione tra i 15 e i 70 anni, il numero di sussidi era pari all’8,1 per cento, meno che nella media del Paese (9,3 per cento)”.
LA SANITA’, NUMERI SU CUI RIFLETTERE
Il Rapporto presenta anche una sezione dedicata alla sanità, nella quale si leggono numeri interessanti.
A pagina 63 leggiamo:
“In base ai dati del Ministero della Salute, nel 2018 la Lombardia aveva una dotazione complessiva di posti letto superiore alla media italiana e allineata a quella delle regioni del Nord, coinvolte in misura più intensa nell’emergenza sanitaria. Il confronto è meno favorevole con riferimento ai posti letto riservati alla terapia intensiva, che a inizio 2020 erano in linea con la media nazionale, ma inferiori a quella del Nord (8,6 ogni centomila abitanti in Lombardia e in Italia, contro i 9,0 nella macroarea)”.
E più avanti:
“Il DL 34/2020 prevede che le Regioni investano nel potenziamento e nella riorganizzazione della rete assistenziale territoriale per incrementare l’attività di sorveglianza attiva ed essere meglio attrezzate, in futuro, ad affrontare situazioni di emergenza. In rapporto alla popolazione, la Lombardia si caratterizza per una dotazione di personale in convenzione (che comprende medici di base, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale) inferiore alla media italiana e delle regioni del Nord. Il ricorso all’assistenza domiciliare, che durante l’emergenza Covid-19 si è dimostrata essere un utile strumento per decongestionare le strutture ospedaliere, favorendo il distanziamento sociale, risultava pure molto più contenuto. Il divario era più forte soprattutto con riferimento agli anziani: 547 ogni 10.000 curati a domicilio in regione, contro circa 720 nella media del Nord; tale forma di assistenza risultava in Lombardia meno sviluppata anche nel confronto con la media nazionale. L’utilizzo di strutture residenziali e semiresidenziali, in particolare per anziani, era invece superiore in regione rispetto alla media delle altre regioni di confronto”.
Tradotto in parole povere, la Lombardia ha puntato sulle RSA più che sulla cura domiciliare degli anziani. Una tendenza che non può certamente essere solo addebitata alla politica, ma che ha a che fare anche con la diversa struttura sociale della regione.
Per chi ha voglia di approfondire, ecco il link per scaricare il Rapporto della Banca d’Italia sull’economia lombarda.