Dopo mesi di lockdown il principale obiettivo di Regione Lombardia dovrebbe essere quello di agevolare la ripresa e di favorire tutto quanto possa riportarci a una nuova normalità.
A questo potrebbero servire anche i test sierologici, che ci aiuterebbero a capire la reale diffusione del contagio. E invece, che cosa accade? Che chi vorrebbe sottoporsi al test si trova di fronte a un percorso ad ostacoli a pagamento. Qui di seguito la storia di un cittadino alle prese con il test.
Nonostante io non abbia mai avuto alcun sintomo riconducibile al corona virus, oggi mi sono recato a effettuare, presso una struttura privata, il test sierologico, naturalmente a pagamento: 40 Euro.
Mi è stato anche comunicato che, nel caso risultasse positivo, dovrei successivamente obbligatoriamente sottopormi al tampone, a mie spese, per altri 100 Euro.
Non sono prezzi impossibili, ma, a fronte di donazioni alla regione Lombardia di 106.810.141,97 Euro, come riportato sul sito della Regione, e di più di 20 milioni di Euro al comune di Milano, non capisco perché il privato cittadino debba essere costretto, per tutelare la salute della comunità (perché, non avendo avuto alcun problema, io non sarei tenuto a fare alcun test) a pagare a proprie spese i test e i tamponi.
Vorrei anche che, in base alle leggi vigenti sulla trasparenza dell’ amministrazione pubblica, fosse reso noto nel dettaglio l’ utilizzo del denaro raccolto con le donazioni. È assurdo quanto sta avvenendo in Lombardia, quando in altri stati (USA) i test e i tamponi sono assolutamente gratuiti.
A.P.
Il paradosso è che, dopo aver speso 140 euro, A.A. potrebbe anche trovarsi costretto, se risultasse positivo a Covid-19, a rimanere in isolamento per almeno 14 giorni. E tutto questo mentre ora sta bene e vorrebbe sottoporsi a test solo per spirito civico e per responsabilità nei confronti degli altri.
Per Regione Lombardia questo pare essere una scocciatura: e allora che A.A.. paghi o, meglio ancora, che non faccia proprio il test. Con buona pace della sorveglianza sanitaria, del tracciamento dell’epidemia e della salute pubblica.
il tuo commento finale corrisponde a quanto riferito a me da alcuni che vorrebbero/dovrebbero recarsi in altre località per lavoro e per turismo.
La domanda che si sono posti è proprio questa: cosa faccio se dopo gli esami sono positivo?
Risultato: non faccio gli esami!
Da indicazioni raccolte da alcuni medici ne ho dedotto che la sanità lombarda sia in condizioni peggiori di quanto risulta dai comunicati radiotelevisivi.
Con mio marito ho vissuto lo stesso iter di A.P.: pur non avendo entrambi mai riscontrato alcun sintomo riconducibile al corona virus ed esserci scrupolosamente attenuti alle regole, abbiamo pensato di sottoporci volontariamente al test sierologico, prima di andare a rivedere la mia anziana mamma in Abruzzo, al fine di tutelare sia lei che altre persone che potremmo incontrare. La prima struttura privata contattata mi ha precisato che per loro scelta effettuano solo sia il test sierologico che il tampone e che non avremmo quindi potuto limitarci solo al primo. La seconda struttura invece ci ha effettuato il sierologico al costo di 40 euro a testa (telefonicamente mi era stato detto 45 euro, costo diminuito al momento del pagamento, perché- mi e stato detto- avevano deciso “ di sottrarre i 5 euro del prelievo”) . Fortunatamente siamo risultati entrambi negativi, per cui possiamo partire , senza quarantena e senza spendere altri 140 euro ( 70 cad) per il tampone. Ma che tristezza!