Sanità lombarda, se anche la maggioranza…

3 Giugno 2020 di fabio pizzul

La sanità lombarda scricchiola e con essa molte delle certezze di chi ha governato in questi anni.
Oggi abbiamo avuto due chiari segnali in tal senso dalla Commissione Sanità e dal Presidente del Consiglio Regionale. Il nervosismo della maggioranza cresce, di pari passo con le voci di possibili, se non probabili, rimpasti di Giunta che dovrebbero avere il loro epicentro proprio nell’assessorato al welfare.

Il primo segnale, come dicevo, è arrivato dalla Commissione Sanità che ha affossato il Piano Socio Sanitario Regionale, ovvero il documento programmatico per la sanità e il welfare regionale. Un documento che come PD avevamo già esplicitamente definito superato, perché approvato dalla Giunta in epoca pre-Covid, e che la maggioranza pareva intenzionata ad approvare comunque, sotto impulso dell’assessore Gallera.
Tutte le realtà che erano state ascoltate nelle scorse settimane in Commissione avevano espresso riserve e noi del PD avevamo esplicitamente chiesto il ritiro del Piano. Oggi è arrivata la resa ufficiale della maggioranza che ha dovuto ammettere che non ci sono le condizioni per procedere all’approvazione del documento. Una vittoria della minoranza? Non la metterei così. Piuttosto la presa d’atto del fallimento della programmazione ipotizzata dalla Giunta. E non è poco.

Il secondo segnale, dicevamo, viene dal Presidente del Consiglio Regionale Alessandro Fermi, di Forza Italia. Fermi teorizza il fallimento dell’ATS dell’Insubria che, per la sua estensione eccessiva, ha dimostrato di non essere in grado di governare in modo adeguato un ruolo di coordinamento efficace e puntuale. “È utile – secondo il Presidente – quindi riflettere su un ritorno a una Ats Lariana che abbia Como e la sua provincia come unico ambito di competenza”.  La critica dell’attuale assetto prosegue e sembra riecheggiare quanto il PD sosteneva nel 2015 al momento dell’approvazione dell’attuale riforma sanitaria che ha portato all’effettivo smantellamento della sanità territoriale, come ben si è visto, purtroppo, durante l’emergenza Covid-19.

Dall’elogio dell’eccellenza sanitaria lombarda, siamo passati alla presa di coscienza del fatto che non tutto abbia funzionato a dovere. I cittadini se ne erano già accorti da tempo. Ora anche la maggioranza tenta di correre ai ripari. Ma i danni fatti in questi anni non sono facilmente risolvibili da chi si è ostinato a negare l’evidenza di problemi che ci siamo ritrovati tutti addosso.
Da parte nostra, come PD, continueremo a denunciare quanto non funziona e non ha funzionato e proporremo un modello alternativo per una sanità che deve essere all’altezza delle grandi sfide della medicina contemporanea e capace di essere vicina alle persone. Su questo si giocherà la qualità della vita dei lombardi nei prossimi anni.

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