Cinquant’anni fa, a Milano, moriva Giuseppe Ungaretti.
Uno dei più grandi poeti del ‘900 italiano.
Presonaggio eclettico, ruvido, spesso contraddittorio, ma acutissimo osservatore dell’animo umano e impareggiabile cultore di un linguaggio essenziale ed evocativo.
Le sue parole nude hanno reso con potenza ineguagliabile il dramma della Grande Guerra sul Carso. Passeggiando su quelle alture sembra ancora oggi di vedere il dramma umano che le sue parole hanno scolpito nella storia.
Non posso che ricordarlo leggendo con voi una delle sue impareggiabili poesie.
Veglia
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Ungaretti
(23 dicembre 1915)