Coronavirus: non dimentichiamoci degli ospedali

18 Aprile 2020 di fabio pizzul

Dopo settimane in cui ci siamo sperticati in lodi agli ospedali ora non dobbiamo abbandonarli.
Passata l’emergenza sanitaria (così purtroppo, almeno in Lombardia, non è) non possiamo permettere che si passi con grande naturalezza all’ipotetica ripartenza dimenticando che gli ospedali, oltre che ringraziati, vanno aiutati ad uscire dall’emergenza e a riprendere la propria attività ordinaria.

Al personale vanno riconosciuti i necessari turni di riposo (saltati, nella maggior parte dei casi, da un mese e mezzo a questa parte), va riservato anche un compenso economico per lo sforzo fatto, ma va garantito, soprattutto, un percorso per il ritorno alla normalità lavorativa che significa sicurezza per loro e per tutti i cittadini.
Chi gestisce il sistema sanitario, ovvero Regione Lombardia, deve anche interrogarsi su quello che non ha funzionato e su come il sistema pubblico debba essere messo nelle condizioni di funzionare al meglio.
Io credo debba essere profondamente modificata la legge 23 del 2015, quella con cui Maroni ha sostanzialmente smantellato la sanità territoriale dopo aver annunciato di voler fare esattamente il contrario. In attesa di questa non scontata riforma, gli ospedali pubblici lombardi devono essere messi nelle condizioni di funzionare e devono essere sottratti alle logiche di lottizzazione politiche che li hanno guidati negli ultimi anni.
Uno shock come quello che stiamo vivendo credo abbia aperto gli occhi a molti dirigenti sanitari che hanno fatto l’impossibile per mantenere aperte e far lavorare le strutture a loro affidate grazie all’abnegazione di medici, infermerie e di tutti gli altri operatori e non certo per le direttive che (NON) sono arrivate da Palazzo Lombardia.
Da diversi anni in Lombardia manca una reale programmazione sanitaria e mancano anche le competenze per poter guidare un sistema complesso che, se affidato solo ai controlli e alle procedure, mantiene molte sacche di inefficienza e non è in grado di rispondere alle sfide della sanità pubblica, si limita a produrre prestazioni che possono essere messe a bilancio (per la gioia soprattutto dei privati), ma non incrementano il livello di sicurezza sanitaria e di benessere (non economico) diffuso dei cittadini lombardi.
Non dimentichiamo, d’ora in poi, degli ospedali e di chi ci lavora.

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