In chiave terapeutica, per me e spero per tutti, affido alla rete uno sfogo. Ne chiedo scusa in anticipo e dubito che possa avere qualche effetto, ma in coscienza non posso risparmiarmelo. E, fin da ora, dico: di nuovo al lavoro, più di prima, per creare le condizioni per uscire al più presto da questa emergenza e per far sì che il prezzo che stiamo pagando, in termini di vite umane, sia il più basso possibile. La ripresa futura si baserà sulle misure che stiamo costruendo, ma soprattutto sul modo in cui usciremo da questa durissima prova. Se non ci metteremo nell’ottica di lavorare unito contro il virus, scopriremo il nostro principale nemico non è “lui”, ma siamo noi stessi.
Nelle emergenze la prima cosa da fare è essere uniti e avere
una catena di comando chiara e solida. Quello a cui stiamo assistendo in queste
ore non mi pare vada in questa direzione. Si chiede ai cittadini di essere
rigorosi nel rispetto delle regole, ma, da parte delle istituzioni, si ingenera
confusione in nome di una inutile smania di arrivare prima degli altri per
dimostrare poi che cosa? Di avere più a cuore la salute dei cittadini? Di
essere più duro nell’annunciare nuove limitazioni? Di dimostrare che è meglio
dare più potere alle regioni o, di converso, di accentrare più potere sullo
stato?
Non capisco a che gioco si stia giocando.
Confesso di non comprendere che senso abbia il fatto di voler a tutti costi
arrivare prima degli altri ad annunciare misure che sappiamo tutti essere
necessarie e, comunque, ormai tardive.
Diciamocelo chiaramente: non eravamo pronti a questa emergenza e non stiamo
facendo l’unica cosa che dovremmo fare: creare un coordinamento unico sulla
crisi, discutere nelle sedi istituzionali appropriate, scrivere i
provvedimenti, firmarli e, solo dopo, spiegarli con chiarezza alla popolazione.
Altro che conferenze stampa quotidiane per non dire nulla, se non che altri
dovrebbero fare. Altro che dirette Facebook per annunciare provvedimenti che
non ci sono. Altro che politici che si affannano a dichiarare la necessità di
essere rigidi o che gli altri sbagliano solo per ritagliarsi un futuro posto al
sole.
Il virus è molto più semplice e lineare nella sua condotta e per questo è più
forte.
C’è solo una fortuna in tutto questo: gli italiani (la stragrande maggioranza)
si stanno dimostrando più responsabile di noi che dovremmo guidarli.