Anche se la nostra attenzione è tutta concentrata sull’emergenza Coronavirus, in quest giorni si sta manifestando un dramma umanitario di proporzioni gigantesche: la città (se così si può ancora chiamare) siriana di Idlib è teatro di scontri che stanno tenendo intrappolati almeno un milione di profughi; l’isola greca di Lesbo vede ammassate oltre 20mila persone che hanno tentato di raggiungere l’Europa (1300 negli ultimi due giorni).
Il mare tra Lesbo e la Turchia rischia di essere il luogo in cui l’Europa finisce, in chiave geografica, ma ormai anche politica e culturale.
A Idlib, nel silenzio della comunità internazionale, si sta consumando una crisi umanitaria che le agenzie ONU definiscono la più grave dalla II Guerra Mondiale. Servirebbe un immediato cessate il fuoco, ma le potenze a cui la comunità internazionale ha lasciato mano libera (Turchia e Russia in particolare) vogliono prima mettere al sicuro i loro interessi.
A Lesbo le associazioni umanitarie sono state costrette a interrompere le loro attività (le uniche a supporto dei profughi) a causa delle scorribande violente di gruppi di estrema destra legati ad Alba Dorata. Leggete il reportage di Internazionale per capire che cosa sta accadendo.
Non possiamo certo intervenire direttamente per risolvere queste situazioni, ma non possiamo neppure far finta che non esistano.
MSF, come leggete nel tweet, ha annunciato la ripresa delle attività, ma la crisi è tutt’altro che superata.
Le massime autorità europee si sono recate l’altro ieri a Lesbo. In quell’isola si gioca una bella fetta di credibilità dell’Europa e un pezzo del suo futuro: se la soluzione sarà quella di innalzare un nuovo muro, vincerà forse un pragmatico realismo, ma perderemo molte delle ragioni per cui vale la pena di scommettere sull’Unione Europea.