
Ringrazio di cuore la Senatrice Liliana Segre per aver portato oggi in Consiglio regionale la sua testimonianza. Un intervento commovente, incentrato sul suo grande amore per Milano, una citta in cui è nata e dove ha scelto di ri-vivere dopo il buio della deportazione ad Aushwitz. La senatrice a vita ci ha ricordato che il dramma dell’Olocausto nasce dall’indifferenza e che le incredibili atrocità che si sono commesse nei campi di sterminio rendono oggi più semplice negare quanto è accaduto piuttosto che accettare che l’uomo possa aver compiuto l’indicibile, come scrisse Primo Levi.
Liliana Segre ha raccontato una volta ancora la sua esperienza, partendo dal suo grande affetto per il nonno paterno e raccontando del dramma dello zio che aveva condiviso il fascismo, tanto da sposarsi in camicia nera, per poi trovarsi, da ebreo, precipitato nel baratro delle leggi razziali.
Con parole ferme e misurate, la senatrice ha rievocato davanti a un’aula impietrita nel silenzio, il dramma di una ragazzina di tredici anni che si è vista strappare tutto quello che aveva, è passata attraverso i lavori forzati, ha affrontato la marcia della morte in uscita dal campo di sterminio, per scoprire da una delle poche superstiti italiane, incontrata nel campo di Ravensbrück, che neppure l’anziano nonno malato di Alzheimer era stato risparmiato dalla deportazione ed era morto ad Auschwitz.
Non fu facile, ha raccontato la Segre, decidere di tornare a Milano con un viaggio festoso che una ragazzina ormai non più abituata a vivere non sentiva come suo. Il gesto di un uomo che, davanti alla Stazione Nord, fece l’elemosina a lei e alla compagna che con lei era arrivata a Milano e l’accoglienza affettuosa degli inquilini della sua vecchia casa di corso Magenta sono stati gesti importanti, ma non hanno potuto cancellare il dramma assoluto che l’aveva travolta. Solo l’amore, trovato dopo qualche anno, ha potuto lenire ferite che rimangono indelebili.
Ed è proprio grazie all’amore che Liliana Segre ha deciso, dopo decenni, di cominciare raccontare il dramma della deportazione, facendosi testimone di qualcosa che non si può raccontare, ma solo evocare.
Da senatrice a vita, ha continuato, non aveva che un contributo da portare: la lotta contro ogni forma di odio, per la pace e la libertà. Da qui è nata la cosiddetta commissione Segre.
La senatrice, all’inizio del suo intervento, ha voluto anche ricordare la genesi del Binario 21, il memoriale della Shoà a Milano. Vent’anni fa furono alcuni rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio a scoprire i binari sotterranei della Stazione Centrale e per diverso tempo lì si radunò un piccolo gruppo di persone di cui facevano parte due grandi uomini di dialogo come il cardinal Martinie il rabbino Laras e la stessa Segre. Oggi il Memoriale è luogo importante per la custodia del ricordo e la lotta ll’indifferenza e per questo la senatrice ha esplicitamente invitato tutti i consiglieri regionali a una visita che lei stessa guiderebbe.
Credo che non si debba lasciar cadere questo invito. Per questo proporrò che si tenga una seduta del Consiglio regionale al Binario 21. Un modo concreto per confermare il lunghissimo applauso con cui è stata salutata Liliana Segre oggi nell’aula consiliare.