Trent’anni fa l’ONU approvava la Convenzione dei diritti dei fanciulli e dei ragazzi. Una convenzione che fece epoca, perchè accese un faro su una fase della vita umana che fino ad allora, in molti Paesi, era considerata una transizione verso l’età adulta, una sorta di necessario incidente di percorso. Tanto che la vita dei bambini, come purtroppo accade ancora oggi, non veniva considerata equiparabile a quella di un adulto.
In quegli anni nacquero, anche sulla scia della Convenzione, moltissime iniziative a favore dei minori anche in Italia.
A trent’anni di distanza il diritti dei bambini sono cresciuti, ma si è un po’ spenta la vivacità e la creatività che aveva caratterizzato gli anni ’90.
Forse anche perchè, almeno in Italia, nascono sempre meno bambini e gli adulti paiono più preoccupati del proprio benessere che della costruzione di un futuro che non può che passare dai bambini.
Non è un caso che proprio in questi giorni si festeggino i 30 anni di molte realtà che hanno posto al centro della propria attività l’attenzione ai più piccoli e ai più fragili, perso, ad esempio, per rimanere nel milanese, alla Grande Casa di Sesto San Giovanni o a La Cordata di Milano.
Oggi si parla, giustamente, di ambiente, trent’anni fa si parlava di bambini.
La questione ecologica è determinante per il nostro futuro, ma non può ridursi all’ambientalismo, come ci ricorda papa Francesco. Il nostro futuro passa dalla cura del mondo in cui viviamo, ma il mondo vivrà se sapremo consegnarlo ai bambini.