L’incaricato premier Conte sta lavorando alla formazione di
un nuovo governo.
Il Pd ha assicurato il suo sostegno al nuovo esecutivo, ma è importante che si
verifichino alcune condizioni e che ci siano chiari segnali di un netto cambio
di prospettiva rispetto a quanto fatto dal primo governo Conte-Salvini-Di Maio
negli ultimi 14 mesi.
Qualche sommessa nota da parte mia su tre capitoli: il Presidente del
Consiglio, la squadra e il Nord.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
I discorsi pronunciati da Giuseppe Conte, prima al Senato, poi al termine del
colloquio con il presidente Mattarella, non mi sono dispiaciuti. Gli obiettivi
fissati per il nuovo governo, centralità della persona, uguaglianza dei
cittadini, equità del fisco (con tutti che devono pagare), saldo radicamento
europeo e atlantico dell’Italia, attenzione a un “nuovo umanesimo” fanno
emergere una chiara cesura con alcune delle parole d’ordine del governo
precedente e mi paiono in sintonia con molte delle proposte del PD.
Credo che Conte, sia pure chiaramente in quota 5 Stelle, si stia ritagliando un
profilo istituzionale convincente e credibile. Deve però essere garante degli
obiettivi e del programma del nuovo governo e non sotto tutela come è apparso
nei confronti di Di Maio e, soprattutto, di Salvini.
La questione del o dei vicepremier mi pare francamente stucchevole.
Zingaretti ha “mollato” troppo presto su Conte? Tatticamente forse sì,
sostanzialmente credo che l’apertura di credito a un Conte presidente di tutti
e non di parte ci possa stare, almeno sulla basa del discorso fatto all’atto
dell’accettazione dell’incarico. Conte è stato bravo e bisogna
riconoscerglielo.
LA SQUADRA
Condizione necessaria (anche se non sufficiente) perché il nuovo governo duri è
che sia composto da persona autorevoli e credibili. I 5 Stelle vogliono
presidiare il governo con propri esponenti politicamente “forti” (le virgolette
dicono tutto quello che penso)? Bene, lasciamoglielo fare, ma come PD puntiamo
molto più in alto. Non sto pensando a tecnici nel senso burocratico del
termine, ma a personalità che possano davvero dare un segnale di novità e di
competenza alla squadra di governo. Non limitiamoci ad accontentare le diverse
anime del partito concedendo posti un po’ a tutti. La migliore garanzia di
avere un governo che duri e che non sia solo la rappresentazione plastica della
volontà di tornare al potere è la scelta di persone che non rappresentino
posizioni interne al PD, ma esprimano competenze che vadano oltre all’apparato
del partito stesso. Sarebbe la miglior risposta a chi grida al poltronismo e il
miglior segnale a un Paese che, in molte sue parti, guarda con un po’ di
perplessità all’operazione in atto. Non faccio nomi, ma non credo sia difficile
individuare personalità con questo profilo. Credo sarebbe anche un bel regalo
al presidente Mattarella che sta interpretando con rigore e coraggio il suo
ruolo e non va lasciato solo.
IL NORD
Molti commentatori, di destra e non solo, sottolineano come il nuovo governo
nasca sotto una stella del Sud, ovvero risulti lontano da rivendicazioni
autonomiste e non si ponga in sintonia con quanto i territori del Nord
chiedono. Credo sia un rischio da evitare.
Per questo mi auguro che il nuovo governo, a livello di programma e magari
anche di persone coinvolte, sappia dare segnali concreti su alcune questioni
che stanno a cuore ai territori del Nord.
Il percorso verso l’autonomia non va abbandonato, ma, certo, ricondotto su
strade più realiste e concrete, magari ripartendo dall’accordo siglato a suo
tempo tra Maroni e Gentiloni e puntando su quanto chiesto dall’Emilia Romagna
che punta in maniera molto chiara sulle competenze per la formazione, le
politiche per il lavoro, la tutela dell’ambiente, la sanità, la ricerca e l’innovazione
e i rapporti con l’UE. Il precedente governo ha fatto molti proclami, ma non ha
ottenuto nulla: dimostriamo concretezza e realismo e proponiamo un accordo alle
regioni interessate in tempi brevi.
Rilanciamo una politica economica attenta alle imprese, dal rilancio di
Industria 4.0 al taglio del cuneo fiscale, dal sostegno alla green economy all’attenzione
per le forme di impresa innovative, prime fra tutte quelle sociali; recuperiamo
una positiva relazione con le rappresentanze economico sociali del territorio e
puntiamo su innovazione diffusa e su un chiaro sostegno al trasferimento
tecnologico nell’intera filiera produttiva nell’ottica dell’economia circolare.
Sono solo alcuni esempi, non certo esaustivi, di come si possa e si debba
dialogare con il tessuto produttivo delle aree più vive del Paese.
Mettiamo a sistema con un monitoraggio preciso e continuo gli interventi sulle infrastrutture
(con la dovuta attenzione alla compatibilità ambientale) e sul dissesto
idrogeologico: troppe aree del Nord sono ancora mal servite e ad altissimo
rischio.
Dare fin da subito segnali concreti su questi fronti non significa abbandonare
il Sud, ma piuttosto dare nuovo vigore a un progetto economico e sociale per l’intera
Italia.
Mi sforzo di essere fiducioso.
Buongiorno carissimo Fabio,
il 13 scorso ti ho inviato un email, in risposta ad un tua nota di apertura alla scrisi estva. Ho scritto che sin dall’aprile del 2018 ebbi ad affermare l’auspicio di una collaborazione tra il PD e la giovane, frizzante, brillante, desiderosa forza politica ,cinque stelle.
L’algoritmo che mi ha e a maggior oggi mi è vivo è che l’esperienza (PD) e la freschezza della forza giovane, potrebbe far sorgere un nuovo “risorgimento” di cui il NOSTRO PAESE ha particolarmente bisogno.
Mi è doveroso informare che è dal 1967 che mi interesso di politica militando con umiltà e con la consapevolezza nel PSI nello spirito kennediano.
Cordiali saluti