Nascere a Varese è un rischio peggiore che nascere in Calabria. A Pavia vengono prescritti il doppia degli antibiotici prescritti a Brescia. La copertura vaccinale sul morbillo dell’ATS di Brescia è paragonabile a quella calabrese. Non è fanta-sanità, sono alcuni dei dati sulla situazione dell’infanzia presentati oggi al Pirellone dal Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC). Ci sono troppe diseguaglianze tra i bambini per quanto riguarda l’accesso alla sanità, all’istruzione e ad altri servizi sociali e ricreativi. La Lombardia è generalmente messa meglio di altre regioni, ma le diseguaglianze non mancano anche qui.
Il Gruppo CRC ha evidenziato come spesso manchino anche i
dati per monitorare la reale situazione dell’infanzia e ha rimarcato come quasi
un terzo dei bambini e degli adolescenti italiani siano a rischio povertà. La
Lombardia, in questo senso, può vantare numeri molto più positivi di altre
regioni, visto che la percentuale di minori in povertà relativa è di 7,5 punti
percentuali inferiore alla media nazionale.
Permangono troppe diseguaglianze tra diverse zone geografiche nell’accesso alla
qualità dei servizi e le opportunità cambiano a seconda del luogo di nascita. Una
situazione che ha portato anche l’ONU a raccomandare all’Italia la necessità di
ovviare a queste disparità.
Il Gruppo CRC ha chiesto a Regione Lombardia di far ripartire il Tavolo per la
tutela dei minori, fermo da oltre due anni, e di dar vita a nuove occasioni di
confronto con le tante realtà pubbliche e private che si occupano di minori in
regione. Sarebbe importante anche dar vita a un Osservatorio sulle condizioni
di salute dei minori in Lombardia per poter avere dati e report affidabili e
utilizzabili per programmare gli interventi. Un focus particolare meriterebbero
le adozioni problematiche e la disabilità.
Dopo aver seguito i lavori della mattinata promossa dal Gruppo CRC, mi permetto alcune telegrafiche considerazioni.
E’ importante far crescere una nuova cultura dell’infanzia, perché l’attenzione a questi temi non può essere solo un tema da specialisti.
Andrebbe valorizzata la dimensione educativa e non solo quella socio-sanitaria (non possono essere solo i budget a disposizione a dettare le linee di intervento).
Regione Lombardia ha molte competenze sui minori, ma fatica a leggerle in chiave unitaria e a fare sistema tra i diversi assessorati: ci sono tante erogazioni in denaro, ma non sempre c’è un’attenzione reale alla situazione globale dei minori.
Un discorso a parte merita la figura del Garante dell’infanzia: ci sono voluti 5 anni per nominarlo (la legge era del 2006); c’è la necessità di valorizzare il suo ruolo in termini di ascolto, promozione e coordinamento di quanto già esiste sul territorio regionale; la scelta del prossimo garante deve essere più condivisa con i diversi attori del mondo dell’infanzia.
Credo, infine, che si debba promuovere anche quanto di positivo esiste nel mondo dell’infanzia, perché gli esempi positivi possano contagiare anche le situazioni difficili e contribuire a far superare le tante difficoltà presenti.
Al link sottostante trovate la documentazione presentata oggi al Pirellone