L’economia della Lombardia? Benino, ma potrebbe fare meglio. Se fossimo in uno scrutinio (metafora in linea con l’attuale fase dell’anno scolastico), questo potrebbe essere il giudizio sullo stato economico della regione. E’ quello che si desume dall’annuale rapporto curato da Banca d’Italia, presentato ieri presso la sede di Assolombarda.
Il direttore della Sede milanese della nostra banca
centrale, Giuseppe Sopranzetti, ha parlato della Lombardia come di un treno che
sta rallentando perché manca il carburante, ovvero la fiducia. A fine 2018 il Pil
lombardo si è fermato a quota + 1,4%, a fronte del +2,7% di un anno prima. Un
buon risultato se si guarda alle altre regioni italiane, un numero deludente se
il confronto si allarga all’Europa.
La Lombardia, secondo Sopranzetti, avrebbe diversi “talenti” economici su cui
puntare per rafforzare la propria crescita, dall’innovazione manifatturiera all’apertura
all’estero, fino alla possibilità di collaborare più attivamente con le tante
università del proprio territorio, ma sconta una mancanza di visione politico
economica.
Ferruccio de Brtoli, chiamato a commentare i dati del Rapporto, ha offerto
alcune prospettive su cui lavorare, a partire dalla necessità di migliorare il
capitale umano e di attrarre nuovi talenti in Lombardia, ma nell’ultimo anno,
secondo l’ex direttore di Corriere della
Sera e Sole 24 Ore, non si è più sentito parlare di reali investimenti nella
formazione e nell’educazione. In quest’ottica, il significativo risparmio delle
famiglie andrebbe indirizzato in investimenti per garantire reddito e futura
occupazione ai giovani. La Lombardia dovrebbe anche puntare su una crescita
capace di coniugare tecnologia, ambiente e cultura, seguendo quanto sta
tentando di fare una città come Milano.
Il vice capo del Dipartimento di Economia e Statistica di Bankitalia, Luigi
Cannari, ha concluso l’incontro tornando a offrire numeri che devono far
riflettere: manca slancio negli investimenti pubblici e privati, cresciuti solo
del 17% nel decennio tra il 2008 e il 2018, a fronte di numeri ben più
consistenti di altri paesi europei. In questo senso parla chiaro anche lo
spread, cresciuto di quasi 100 punti in un anno. Questo significa che dovremo
farci carico di 1,8 miliardi di maggiori costi del debito e di uno 0.7% in meno
sul PIL in 3 anni. Alla faccia di chi sostiene che lo spread è solo un’invenzione
giornalistico finanziaria.
Ha offerto una sua riflessione anche il padrone di casa, il presidente di
Assolombarda Carlo Bonomi, secondo il quale il Governo non ha fatto quello che
doveva in campo economico. La possibile procedura di infrazione europea,
secondo Bonomi non è una sorpresa e, se dovesse rallentare anche la Lombardia i
danni per l’Italia potrebbero essere irreparabili.
Bonomi si è detto molto preoccupato anche riguardo la reputazione dell’Italia
all’estero, perché la perdita della credibilità internazionale può pesare
moltissimo sull’intero quadro economico.
In un quadro così preoccupato, non va taciuto il fatto che il 2018 è stato
comunque ancora un anno di crescita per la Lombardia, seppure molto debole. Il
problema è che l’attività economica si è ulteriormente indebolita nel primo
trimestre del 2019.
Il rapporto evidenzia come anche il reddito della famiglie lombarde sia cresciuto
nel 2018, sebbene a tassi inferiori rispetto al 2017, in regione c’è anche una
minore diseguaglianza che in altre zone d’Italia e la Lombardia rimane in
vantaggio per dati economici e servizi, la regione risulta invece indietro su
ambiente e sicurezza anche rispetto a molte altre regioni italiane.
Insomma, l’economia regge, ma ha bisogno di visione e fiducia. E la politica,
da qualche tempo a questa parte, fatica ad offrirle.