Le periferie vivono un vero e proprio paradosso: sono al centro del dibattito mediatico, ma ai margini dell’azione amministrativa. Nelle periferie si vincono le elezioni, ma si perde spesso la credibilità politica d fronte a problemi che rimangono cronicamente irrisolti. Di periferie si parla molto, ma non sempre si coglie il significato più vero di questi luoghi che spesso sfuggono definizioni e categorizzazioni. Per questo l’Università Cattolica ha voluto dedicare proprio alle periferie un convegno internazionale.
Rancore e paura sembrano essere diventate le cifre
unificanti delle nostre città e delle periferie in particolare, ha osservato l’ex
sindaco di Genova Doria, eppure le periferie regalano una grandissima varietà
di situazioni, non necessariamente negative. Oggi finiamo per percepire
soprattutto la marginalità delle periferie, ha sottolineato il professor
Scaratti, ma esse sono caratterizzate da una grande porosità, ovvero dalla
possibilità di costruire relazioni che aprono spazio a grandi innovazioni
sociali.
Il problema è spesso quello dell’identità delle periferie. Un tempo, ha
spiegato la professoressa Lodigiani, era il lavoro l’elemento unificante che offriva senso, identità e legami sociali.
Oggi il lavoro, quando c’è, è frantumato e non offre più occasioni per creare
legami e condivisione. Non è facile creare legami nelle periferie, perché siamo
di fronte a una sorta di “periferizzazione” della vita dell’intera città nella
quale sono sempre più coloro che si sentono soli e si percepiscono come
abbandonati. Secondo Lodigiani, non va sottovalutata la capacità di “rendere
buono” il luogo in cui si abita, perché le città e le periferie sono piene di
cittadini che provano a dare senso al luogo in cui abitano. Diventa allora
determinante anche il racconto delle periferie, perché è sempre più vero che è
la narrativa a costruire la realtà e a influenzare il modo in cui si percepisce
e si vive la realtà in cui si abita.
Le nostre città stanno diventano sempre più piattaforme di servizi in cui si
perde la dimensione della cittadinanza, per questo, secondo Pierciro Galeone
del centro studi dell’ANCI, andrebbe ricostruita una cittadinanza urbana fatta
di diritti sociali riconosciuti, ma anche di doveri che ciascuno sente nei
confronti degli altri abitanti della città.
Vi ho offerto solamente qualche rapido cenno dei tanti spunti interessanti che
ho raccolto nelle due sessioni del convegno cui ho partecipato. Credo siano
spunti interessanti per una riflessione sulle periferie che non può però
prescindere da un elemento fondamentale: nelle periferie bisogna esserci, perché
chi pontifica delle periferie senza “abitarle” rischia sono di prendere grandi
abbagli o, peggio, di usare le periferie e chi le abita per il proprio scopo,
sia esso accademico piuttosto che politico.