Innovazione e potere

25 Maggio 2019 di fabio pizzul

I locali della Fondazione Giannino Bassetti hanno ospitato nei giorni scorsi la presentazione della ricerca “I luoghi dell’innovazione” realizzata dal Politecnico di Milano grazie al contributo di Confartigianato e della stessa Fondazione. La ricerca propone dati interessanti, ma chi ha aperto ulteriori spunti di riflessione è stato una volta di più il padrone di casa, Piero Bassetti.

In un video potete avere una sintesi della ricerca che trovate integralmente on-line al seguente indirizzo

“I luoghi dell’innovazione”

A me pare interessante riassumere per punti quanto detto a conclusione della presentazione da Piero Bassetti che ha reagito a caldo rilanciando la necessità di riflettere sul rapporto tra innovazione e istituzioni pubbliche.

  • L’innovazione è la realizzazione dell’improbabile e, di fronte all’improbabile, il potere è in difficoltà, lo dice chiaramente la crisi delle istituzioni
  • L’innovazione è frutto del sapere e per questo mette in difficoltà il potere
  • L’innovazione è intrinsecamente selettiva, non può essere democratica
  • I media ci costringono alla contemplazione dei politicanti e chi coltiva l’innovazione mette in atto una sorta di ribellione di fronte a questo sistema
  • L’innovazione scardina la dimensione del luogo e si muove indipendentemente dal territorio, il potere, al contrario, è tutto organizzato sulla territorialità
  • La mobilità accompagna il cambiamento, le istituzioni sono stanziali
  • L’unica istituzione che se la cava in questo contesto è l’impresa, perché è nata sul rischio e sul cambiamento
  • L’innovazione chiede al potere di accettare la sfida di gestire il cambiamento e di non limitarsi a difendere le prassi
  • L’innovazione chiede responsabilità e domanda a chi governa di cambiare il suo approccio

Temi tremendamente concreti e seri. Quello che stupisce è che a lanciarli è un uomo che ha superato la soglia dei 90 anni. Il problema è che non possono essere efficacemente sintetizzati in una battuta sui social, forse è per questo che la politica non ne parla.

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