Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di marzo sono state 157.715, in aumento di circa 2.900 casi (+1,9%) rispetto alle 154.820 del primo trimestre del 2018.
Per quanto riguarda invece i casi mortali l’analisi territoriale mostra un calo dei casi mortali solo nel Nord del Paese: nove in meno nel Nord-Ovest (da 66 a 57) e 12 in meno nel Nord-Est (da 56 a 44). Incrementi si rilevano, invece, nel Centro e Mezzogiorno, con cinque decessi in più al Centro (da 39 a 44) e otto casi in più sia al Sud (da 35 a 43) che nelle Isole (da 16 a 24).
Sono numeri drammatici, che non possono essere considerati normali per un Paese avanzato. Le leggi ci sono, ma non vengono applicate fino in fondo e mancano risorse per attuare tutti i controlli necessari.
Anche un semplice calcolo economico dovrebbe rendere chiaro come i costi sociali degli incidenti sono molto più alti di quel che costa qualsiasi intervento di prevenzione. Purtroppo manca una cultura diffusa della prevenzione, anche perché ciascuno di noi é convinto che non possa mai capitare a lui o ai propri colleghi. Una superficialità grave e dannosa.
L’odierna giornata internazionale delle vittime del lavoro sia occasione per ribadire come la sicurezza sul lavoro sia un segno di civiltà e riguardi tutti noi, anche più della tanto declamata sicurezza personale.