Nei giorni scorsi ho partecipato a diverse convenzioni PD per la scelta dei candidati alle primarie del 3 marzo. Ho respirato voglia di discutere e di dare assieme una spinta al partito, anche oltre il fatto di schierarsi per l’uno o l’altro candidato. In tanti hanno sottolineato le poche differenze programmatiche tra le mozioni e l’assenza di un vero leader. Potrebbero essere limiti, ma possono anche diventare opportunità.
Tre banali considerazioni per discutere:
– il vero obiettivo deve essere la partecipazione alle primarie del 3 marzo: se
ci sarà una bassa affluenza sarà un problema per l’intero PD, ovvero per
chiunque vinca le primarie. Un’alta partecipazione favorirà comunque i candidai
più innovativi. Quindi: portiamo più gente possibile a votare.
– una leadership si costruisce più che ottenerla per illuminazione dall’alto; se si cominciasse a sostenere tutti assieme
colui che verrà eletto dalle primarie, il problema della leadership sarebbe in
buona parte risolto. Leader come Salvini e Di Maio sono costruiti e funzionali
al racconto che della politica fanno i media o, se volete, recitano bene la
parte loro assegnata.
– se cominciassimo ad evitare attacchi reciproci tra candidati (e soprattutto
tra i loro supporter) saremmo già a buon punto. Almeno non potrebbero più
raccontare che il PD litiga e basta. Ci vogliamo provare davvero da qui al 3
marzo?
Come vedete, non ho fatto nomi.
Non sono riuscito a votare alla convenzione del mio circolo perché “sequestrato”
dalla discussione in altre convenzioni, ma non è un mistero che avrei votato
per Maurizio Martina, anzi, per essere più preciso per Martina e Richetti.