In un celebre motto Massimo D’Azeglio ricordava come, una volta fatta l’Italia, fosse necessario fare gli italiani. Milano non pare avere mai avuto questo problema, perché i milanesi, oltre che Milano, hanno avuto un nobile “facitore” che risponde al nome di Ambrogio, vescovo che al tramonto del IV secolo fece grande Milano e fu punto di riferimento per l’intero Occidente.
Di Ambrogio è stato scritto tanto e tanti artisti hanno rappresentato la sua immagine, fino a farla diventare simbolo di Milano nel gonfalone ufficiale della città.
Nessuno aveva però finora tentato di ricostruire un percorso iconografico che potesse in qualche modo restituire la personalità, la spiritualità e il messaggio più profondo del grande santo milanese.
Ci ha provato (e lasciatemi dire che ci è anche riuscito) Luca Frigerio nel volume “Ambrogio, il volto e l’anima” appena pubblicato dal Centro Ambrosiano.
Frigerio, giornalista e critico d’arte, ci presenta Ambrogio attraverso le rappresentazioni artistiche che ne hanno fissato la personalità e, attraverso un vasto repertorio di immagini molto curate, ne presenta un profilo che ripercorre i diversi “ministeri”, ovvero servizi per la città.
Ambrogio santo, pastore, vescovo e patrono ci guida idealmente attraverso la storia di Milano, città che è stata da lui fondata e plasmata in un’identità che ancora oggi pulsa nella metropoli.
Il libro è un interessante mix tra racconto storico e analisi delle rappresentazioni artistiche del santo che viene accompagnato durante la sua vita a Milano e seguito nella sua eredità alla città che le opere a lui dedicate rendono tangibile e concreta.
Anche noi, grazie al libro di Frigerio, come suggerisce monsignor Marco Navoni nell’introduzione, possiamo vedere il volto di Ambrogio.
Oltre che un’istruttiva e gradevolissima lettura “Ambrogio, il volto e l’anima” credo possa essere un originale e prezioso regalo per il prossimo Natale.