Anche i migranti che non lavorano hanno diritto al ‘Fondo sostegno affitti’ per i cittadini ‘extra Ue’, un contributo economico
alla locazione riservato alle famiglie in condizioni di
poverta’. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Milano ordinando a Regione Lombardia di modificare una delibera considerata discriminatoria.
I giudici della sezione lavoro hanno dichiarato il
“carattere discriminatorio” di una delibera della Regione
Lombardia di tre anni fa che aveva previsto per l’accesso al
‘Fondo sostegno affitti’ per i cittadini “extra Ue” i requisiti
“dell’esercizio di una regolare attivita’” di lavoro e della
residenza da almeno 10 anni in Italia e da almeno 5 nella
regione.
La Corte di Appello ha, come dicevo, ordinato alla Regione di “modificare” la delibera, eliminando questi requisiti “discriminatori” e di “riaprire i termini per la presentazione delle domande” agli stranieri che erano stati esclusi.
Il ricorso era stato presentato da una cittadina di El Salvador e da Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e Apn (Avvocati per niente onlus), rappresentate dai legali Alberto Guariso e Livio Neri.
La vicenda creerà certamente dei disagi nei comuni della Lombardia che dovranno gestire la riapertura dei termini per la presentazione delle domande per l’assegnazione delle case popolari.
Con la sua ostinata abitudine di proporre norme discriminatorie, la maggioranza che guida Regione Lombardia crea disagi ed espone le istituzioni a vere e proprie figuracce: anziché risolvere i problemi, li si amplifica e li si scarica sulle amministrazioni locali.