Il caso della mensa di Lodi ha fatto molto discutere e, nonostante i tentativi di retromarcia da parte della Giunta lodigiana, è tutt’altro che risolto.
Sulla vicenda si esprimerà a inizio novembre anche la magistratura ma, la politica non può svicolare dalle sue responsabilità e Regione Lombardia non può nascondere la sua ambiguità.
La Giunta lodigiana, a supporto della propria decisione di varare il nuovo regolamento e applicarlo in modo restrittivo, fa riferimento anche alla delibera di Regione Lombardia n. X/6972 del 31 luglio 2017 che integra le linee guida per l’uniforme applicazione dell’ISEE (DPCM 159/2013) già approvate nel 2015 con la DGR IX/3230;
La delibera regionale del 2017 propone un’unica novità rispetto alla precedente: in aggiunta all’obbligo di utilizzare l’ISEE, viene inserito il punto 1 bis che cita “Le dichiarazioni sostitutive di cui al D.P.C.M. 159/2013 devono essere rese ai sensi dell’art. 3 del DPR 445/2000 e dell’art. 2 del DPR 394/1999”, tradotto in parole povere, è esattamente quello che ha creato il problema di Lodi, ovvero la necessità che venga presentata una documentazione patrimoniale prodotta dai paesi di origine dei cittadini extra-comunitari.
Credo sia abbastanza chiaro come la scelta della Giunta regionale lombarda sia assolutamente strumentale e abbia avuto come unico intento quello di creare una discriminazione a carico dei cittadini stranieri che soggiornano regolarmente in Italia, mettendo in discussione il loro diritto di accesso ai servizi pubblici.
I controlli vanno fatti, per tutti.
Ipotizzare un trattamento diversificato tra italiani, comunitari ed extracomunitari.
Per questo, abbiamo depositato una mozione in cui chiediamo alla Giunta regionale di revocare la delibera in questione.
Ci diranno che c’è un DPR che prevede quanto stabilità dalla delibera, ma le successive norme riguardo l’applicazione dell’ISEE lo avevano, nei fatti, superato e la decisione della Lombardia di riportarlo all’attenzione dei comuni pare una forzatura che non è davvero utile a nessuno.