Ogni partenza lascia dei vuoti, ma riempie di promesse.
E’ quanto mi è subito venuto in mente quando ho letto della nomina di don Giuliano Savina a nuovo direttore dell’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Pensare alla parrocchia di Greco a Milano senza don Giuliano lascia sulle prime una sensazione di vuoto, rincuora però sapere che la chiesa italiana potrà contare sulla sua carica umana e spirituale per camminare lungo il necessario sentiero del dialogo ecumenico e interreligioso.
In questi anni, don Giuliano ha contribuito a trasformare una periferia di Milano in uno dei centri di riferimento della città, a partire dall’esperienza, nata quasi per caso, di Refettorio Ambrosiano dove la condivisione della mensa genera bellezza e relazioni nuove.
Una parrocchia che aveva un teatro abbandonato un campanile a rischio di crollo, una canonica quasi disabitata, in pochi anni è tornata ad essere cuore pulsante di un quartiere che fa credere a chi lo attraversa per caso di non trovarsi nella periferia di Milano, ma in paese della migliore provincia italiana.
In questi anni don Giuliano ha fatto anche il pendolare per approfondire a Venezia lo studio sulle tematiche legate al dialogo ecumenico e interreligioso. Ora potrà mettere a frutto le sue riflessioni e credo saprà dare un impulso a un settore sempre più necessario per una chiesa italiana spesso troppo impaurita e sospettosa.
Buon cammino, don Giuliano.
Condivido pienamente la tua riflessione. Ma spero che il nuovo incarico a Roma non tolga del tutto don Giuliano a Greco e alla Comunità Pastorale Giovanni Paolo II. DonG, come viene chiamato dagli amici, lo scrive nella lettera che ha inviato alla Comunità per darci la notizia della sua nuova nomina: “Questo nuovo incarico non mi toglie la gioia di essere parroco in mezzo a voi, anzi l’avvalora ancor di più. Un grazie di cuore a don Stefano e a Giuseppina che mi sono vicini, ed ora anche don Luciano che dal Brasile si trova in mezzo a noi per completare gli studi teologici. GRAZIE a tutte le sorelle e i fratelli impegnatI nel servizio dei vari settori della Comunità Pastorale, ai cari ammalati e alle persone che soffrono, in primis, i poveri che ci richiamano alla fedeltà della nostra vocazione.”.