Questa mattina ho partecipato alla cerimonia che l’ANED (associazione nazionale ex deportati) ha tenuto al cimitero Monumentale di Milano in ricordo della liberazione dell’ultimo tra i campi di concentramento, quello di Mauthausen, in Austria, il 5 maggio 1945. E’ stata anche l’occasione per ricordare l’anniversario dello scempio delle leggi razziali che furono premessa e causa della deportazione di migliaia di italiani.
Nei discorsi ufficiali si è molto insistito sulla necessità di esercitare la memoria per far sì che il dolore inflitto dai campi di sterminio non diventi una fredda pagina sui libri di storia, ma rimanga inciso pesantemente nelle nostre coscienze.
Sotto il caldo sole di metà maggio al Monumentale c’era anche Alessandro Scaccabarozzi, un sopravvissuto dalla deportazione a Mauthausen. Scaccabarozzi arrivò nel campo austriaco nel mese di febbraio e u subito assegnato alla squadra che doveva raccogliere i cadaveri nelle diverse zone di lavoro del campo. Scaccabarozzi a Mauthausen vide migliaia di cadaveri. Nonostante questo riuscì a sopravvivere a a tornare a casa e ancora oggi, a 70 anni di distanza, testimonia l’orrore. Tanti testimoni diretti sopravvissuti all’Olocausto se ne sono ormai andati ed è dovere di chi resta fare memoria, così come è accaduto questa mattina al Monumentale, e portare il loro dolore nel cuore e nella coscienza.
La preghiera del deportato recitata nella parte ebraica del Cimitero Monumentale in ebraico e italiano ha concluso l’incontro e lanciato idealmente un appello affinché non vengano sottovalutati episodi di razzismo e di discriminazione che potrebbero, Dio non voglia, far tornare la follia del nazifascismo. Il clima sociale e politico che sta diffondendosi in Europa non può lasciarci tranquilli.