Non possiamo sottrarci alla responsabilità di vivere nell’agorá dei social media. Lo ha detto l’arcivescovo di Milano mon. Delpini nel suo intervento a un incontro formativo per giornalisti e comunicatori parrocchiali. Ma esserci non basta…
La parrocchia comunica, ha detto l’arcivescivo, perché vive, ma spesso lo fa trasmettendo un’immagine di noia, di vecchio. Talvolta la parrocchia comunica per vendere servizi o prodotti, ma la parrocchia deve essere profezia e trasmettere la bellezza del vivere assieme, con il Signore come riferimento. Non è solo questione di strumenti, la parrocchia deve essere messaggio coerente con la sua missione di consolazione, profezia, comunione.
Non si può evadere dall’agorà dei social media, ma c’è il rischio di sequestrare la persona rendendola individuo isolato e manipolabile, trasformato solo in un cliente.
La comunità ecclesiale è soggetto educativo e deve tenere presente alcune attenzioni.
1 – La dimensione comunitaria come luogo di discernimento e buone prassi (educazione non ha ricette, ma ha a che fare con la libertà delle persone), la strada del bene si trova nelle relazioni e parte dalla fiducia nella forza del bene che per chi crede è rafforzata dall’azione del Signore che attira tutti a sè.
2 – Abbiamo bisogno di regole che ci diano criteri e riferimenti per mettere inevidenza I rischi.
3 – È importante elaborare strategie di resistenza al male, non possiamo esonerarci dalle nostre responsabilità. Esistono esperienze e competenze che possono aiutare.
Siamo comunicazione, ha concluso Delpini, e la cura della comunicazione fa parte della responsabilità di annunciare il Vangelo.