Si comincia a chiarire il futuro (a patto che davvero ne abbiano uno) dei tablet acquistati dalla regione per il referendum sull’autonomia. Dopo lunghe verifiche per la loro riconversione, circa 18.000 voting machine rimesse a “nuovo” stanno arrivando alle scuole che ne hanno fatto richiesta, ma 5000 rimarranno in carico alla Regione per consentire ai comuni che dovranno esprimersi sulle eventuali fusioni di farlo con modalità elettronica. Ma dove mettere 5000 tablet? Semplice: nell’area Expo.
E’ così che, nella giunta di ieri, è stata deliberata una convenzione con Arexpo che custodirà in uno degli ex padiglioni dell’esposizione universale le macchinette per il voto, che qualcuno si ostina a chiamare I-pad, ma che hanno molte meno funzioni e prestazioni.
Ovviamente la custodia non sarà gratuita. Per il comodato d’uso degli spazi e per la custodia dei dispositivi Regione Lombardia garantirà ad Arexpo circa 21.000 euro per i prossimi due anni.
Continuiamo, dunque, a pagare il conto dei tablet che non è ancora chiaro se saranno così utili alle scuole che se li sono aggiudicati e se potranno effettivamente garantire risparmi, velocità e trasparenza nelle consultazioni comunali per le fusioni.
Come se non bastasse, Arexpo, per evitare equivoci e incidenti, ha chiesto alla Regione la stipula di una polizza con un massimale non inferiore ai 2 milioni e mezzo di euro. Non si sa mai…
In tempi di velocità vorticose e connessioni istantanee questa storia dei tablet sta diventando una sorta di tormentone. Non è che finiremo per scoprire che in quel dell’area Expo custodiremo dei dispositivi inesorabilmente invecchiati e sempre meno utilizzabili?
Confesso che mi piacerebbe davvero capire come funzionano davvero queste ormai famose macchinette elettroniche. Chi ha potuto usarle mi fa un fischio?