Alle 18 di ieri sono finalmente arrivati i dati definitivi delle elezioni regionali lombarde.
Nessuna sorpresa, s’intende, rispetto alla prepotente vittoria di Attilio Fontana e della Lega.
Sui dati definitivi tento di fare qualche considerazione, provvisoria e sommaria.
Per quanto mi riguarda, rientro in Consiglio con 6614 voti di preferenza: a un grande grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto, accompagno, anche in questo caso, qualche piccola e banale riflessione.
Cominciamo dal quadro generale.
Attilio Fontana ha trionfato senza fare campagna elettorale.
Gli è bastato alzare la vela per raccogliere il vento nazionale e sedersi sulla tolda di comando del suo galeone attendendo di essere condotto in porto.
La Lega asfalta tutti, conquista 28 consiglieri regionali doppiando Forza Italia e lasciando agli altri partiti poco più che una presenza di testimonianza.
Noi con L’Italia e Lista Fontana conquistano un seggio a testa rimanendo al di sotto dell’1,5%; Energie per la Lombardia si ferma addirittura a un misero 0,53%, ma porta ugualmente un consigliere al Pirellone.
L’unica lista che rimane fuori dalla spartizione dei seggi è quella dei Pensionati che non sarà rappresentata dopo che per quattro consigliature consecutive lo era stata con Elisabetta Fatuzzo.
Un discorso particolare merita la Lista Fontana, che non è neppure lontana parente di quella Lista Maroni che cinque anni fa consegnò la vittoria all’ormai ex presidente. La lista è stata letteralmente annichilita dalla volontà politica di far fare un grande risultato alla Lega e porta al Pirellone solo un rappresentante che arriva da Varese.
Si salva Fratelli d’Italia confermando in consiglio due vecchie conoscenze come De Corato e Beccalossi e ripescando dalle ceneri della Lista Maroni Lara Magoni (che però è stata eletta anche al Senato e deve scegliere uno dei due seggi).
Con questi risultati la Lega farà il bello e il cattivo tempo con Forza Italia che proverà ad “accontentarsi” della sanità e Fratelli d’Italia che prenderanno le briciole che cadranno dal tavolo leghista.
Giorgio Gori ha subito una sconfitta dalle dimensioni difficilmente prevedibili alla vigilia. La sua è stata una bella campagna elettorale, costruita nei dettagli e vissuta con grande competenza e metodicità. Credo però sia mancato un vero lavoro di squadra: da soli non si vince e il deludente risultato della Lista Gori è lì ad indicare che la corsa di Giorgio, che pure ha ottenuto 220.000 voti più delle liste che lo sostenevano, è stata troppo solitaria. Lo spirito civico si è perso per strada e i candidati hanno provato a raccogliere voti per sé più che per un progetto condiviso che è stato faticoso individuare.
Lo stesso si può dire anche per il PD: il partito non ha fatto campagna elettorale e si è affidato ai singoli che, con impegno e talvolta qualche eccesso di concorrenza, hanno provato a raccattare voti che mi paiono in larga parte rimasti nell’alveo dell’elettorato più fedele.
Ogni campagna elettorale ha una sua componente emotiva, che spesso convince più di quella razionale, e in quella del centrosinistra non è stato così facile percepirla.
A livello di consiglieri, il PD ne porta a casa 15; la Lista Gori solo 2. Gli altri partiti della coalizione devono accontentarsi di risultati davvero miseri, al punto che viene da chiedersi se non fosse stato meglio puntare su meno liste e più forti.
Per utilizzare la metafora marinaresca, Gori è stato un po’ come un capitano solo sulla tolda di un vascello che prendeva vento avverso e non è riuscito a governarla, anche perché l’equipaggio è in gran parte rimasto sotto coperta.
Dario Violi, candidato presidente del Movimento 5 Stelle, ha fatto la sua onesta campagna elettorale, ma ha confermato l’impressione che in Lombardia il movimento non riesca a sfondare, forse anche perché mancano molti degli elementi di criticità ed esclusione che hanno portato il movimento a trionfare soprattutto nel Mezzogiorno. I grillini ottengono comunque una significativa affermazione sull’onda delle elezioni politiche e incrementano di ben quattro unità la propria rappresentanza consiliare.
Capitan Violi si è limitato a guidare il suo vascello in una navigazione tranquilla, che lo ha portato a sfruttare al massimo il vento nazionale e a confermare il Movimento 5 Stelle come interprete di una voglia di partecipazione che anche in Lombardia non ha ancora trovato sponde credibili in altre formazioni politiche.
Degli altri candidati c’è poco da dire: potremmo definirle piccole imbarcazioni alla deriva in un mare politico troppo vasto per le loro velleità.
Rosati con Liberi e Uguali si ferma a un misero 1,93% e ottiene meno voti rispetto alla sua lista (indice che qualcuno ha votato Gori o un altro candidato utilizzando il voto disgiunto) e dà la misura della rilevanza strategia di un progetto che avrebbe voluto essere alternativo al PD.
Il fatto che più di 50.000 lombardi abbiano dato fiducia alla candidata di Casa Pound fa riflettere.
Massimo Gatti con Sinistra per la Lombardia rappresenta un caso curioso, perché raccoglie oltre 2000 voti in più rispetto alla lista che lo ha sostenuto: la sua credibilità personale è superiore a quella del progetto che voleva lanciare.
Finisco questa rapida analisi con due parole sulla mia corsa personale.
Ho visto diminuire le preferenze rispetto a cinque anni fa, ma sono soddisfatto di una campagna che ho dovuto interrompere bruscamente per il noto incidente in moto.
Non è stata una campagna facile per diversi motivi:
– era candidato nella lista PD anche Alberto Fulgione, coordinatore di zona PD della Martesana, zona in cui abito. Alberto ha fatto una bella campagna elettorale, soprattutto sul territorio a me vicino, e ha ottenuto 2700 preferenze che, purtroppo, non gli sono state sufficienti per entrare al Pirellone. Credo non sia un mistero che una buona parte di quei voti avrebbero potuto confluire su di me.
– nella Lista Gori era candidato l’amico Giovambattista Armelloni, già presidente delle ACLI milanesi. Mi dispiace molto che le sue 2054 preferenze non gli abbiano consentito di ottenere un seggio in Consiglio. Il mondo aclista lo ha sostenuto con forza e, anche in questo caso, qualche voto me lo sono giocato.
– più in generale, non ho potuto contare sul sostegno forte ed esclusivo del partito in nessuna delle zone territoriali in cui è diviso tra Milano e la Città Metropolitana e che, legittimamente, avevano altri candidati (soprattutto maschili) a cui portare voti.
Detto questo, che serve da analisi e non da recriminazione, sono soddisfatto di quanto fatto e molto grato a tutti coloro che mi hanno dato una mano in queste settimane.
Dopo un rallentamento forzato di qualche settimana (ma non mi fermo di certo) ricomincerò a pieno regime e con tutto l’entusiasmo necessario il lavoro al Pirellone.
L’elenco dei consiglieri eletti
Tutti i dati e le percentuali delle elezioni regionali 2018 in Lombardia
Grazie per l’analisi onesta e non lamentosa.
Un caloroso augurio di buon lavoro in regione e di una veloce ripresa fisica
Commento condivisibile e complimenti per l’elezione nonostante le condizioni avverse. Sono contento. Adesso però bisogna fare tesoro della dura batosta non solo del PD ma di tutti i partiti tradizionali sia di destra che di sinistra, sia piccoli e insignificanti (meno male) che grandi come PD e Forza Italia. Dobbiamo iniziare una lunga riflessione per chiederci se continuare sulla vecchia strada continuando ad utilizzare le vecchie categorie del secolo scorso (destra, sinistra, centro, moderati , ecc.) oppure azzerare tutto e studiare qualcosa di nuovo e di diverso in cui riconoscerci ed avendo unicamente come faro il bene comune e la credibilità delle persone chiamate a realizzare detto bene… superare le contrapposizioni basate sulla “colorazione politica” delle proposte privilegiando i contenuti… Mi fermo perché il discorso sarebbe troppo lungo e poi non vorrei correre il rischio di fraintendimenti. Grazie.