Il gioco d’azzardo continua a crescere. Nel 2016 il fatturato del settore ammontava a 97 miliardi. Nel 2017 il consumo degli italiani si è attestato a 102 miliardi di euro. E lo Stato guadagna 9 miliardi in imposte.
Si moltiplicano gli appelli alla responsabilità, ma nulla sembra fermare l’industria dell’azzardo.
In termini assoluti, le macchinette diffuse sul territorio sono diminuite, ma i ricavi aumentano perché quelle rimaste sono sempre più redditizie.
Il magazine on-line “Vita” invita a un passo avanti dal punto di vista culturale: finché si moltiplicano i tavoli di confronto, ma rimane alta la considerazione sociale dell’azzardo, il problema non verrà mai risolto e le fasce più fragili continueranno ad essere terra di conquista per il gioco.
D’altronde, il martellamento pubblicitario è massiccio e pervasivo: chi ha visto ieri sera le semifinale di Coppa Italia tra Lazio e Milan ha potuto facilmente rendersene conto.
Il gioco viene proposto come facile e gratificante occasione di realizzazione personale e di riscatto economico e sociale. Ma lo spettro della dipendenza patologica è dietro l’angolo, soprattutto per chi è più solo.
Più relazioni positive hai, meno giochi: questa è la realtà. Da qui, con un forte investimento sociale in buon vicinato, bisogna ripartire.