Il Jobs Act è una delle misure più discusse della legislatura nazionale che si concluderà con le elezioni del prossimo 4 marzo. Spesso il Jobs act è stato ridotto simbolicamente all’abolizione dell’articolo 18, ma credo che questa semplificazione non renda giustizia al provvedimento che identifica un come contratto prevalente quello a tempo indeterminato e introduce in modo strutturale le politiche attive per il lavoro.
Proprio quest’ultimo credo che sia uno degli orizzonti più importanti dei prossimi anni, anche in Lombardia. Nella nostra regione, una delle uniche in Italia, esiste già un sistema di politiche attive, ma non è ancora sufficientemente sviluppato e, soprattutto, rischia di essere affidato quasi esclusivamente a una rete di operatori privati accreditati che spesso tentano di massimizzare la riscossione dei contributi assicurati dalla Regione più che farsi carico delle necessità degli aspiranti lavoratori a loro affidati.
Va recuperato, anche in questo campo, un maggiore equilibrio tra soggetti pubblici e privati: l’efficienza degli operatori provati va coniugata con l’esperienza di centri pubblici per l’impiego che hanno costruito negli anni significative reti territoriali.
Regione Lombardia non può limitarsi a erogare i contributi della Dote Unica Lavoro, ma si deve proporre come regista di un sistema di politiche attive equilibrate e correttamente diffuse sul territorio.
In questo contesto, nel quadro di un sistema nazionale di politiche attive garantito dall’ ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), sui diversi territori devono recuperare il loro ruolo i centri per l’impiego che in alcune province sono già passati sotto le dirette dipendenze della regione, in altri, come la Brianza e Milano, sono tutt’ ora affidati alle Afol, agenzie che rischiano di non avere più i necessari finanziamenti. La Lombardia non può permettersi di perdere questa fondamentale esperienza. Ma fin qui non si è ancora mossa a dovere. Sono in gioco le politiche attive, ma anche molti posti di lavoro delle Afol.
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