Ci sono luoghi che fanno subito pensare allo sport e creano suggestioni quasi magiche.
Se penso a Milano e alla Lombardia, mi vengono in mente tante di queste suggestioni, da San Siro al Ghisallo, dal Pianella di Cucciago alla “Stelvio” di Bormio. L’elenco potrebbe essere lungo, ma si vela di un po’ di tristezza quando arriva a toccare l’Idroscalo.
Lo specchio d’acqua vicino all’aeroporto di Linate ha scritto pagine di storia degli sport acquatici, ma da qualche anno sembra diventato una sorta di orfano: nessuno si occupa davvero della sua promozione.
Credo che la regione non possa stare a guardare.
La Provincia di Milano si è occupata per lunghi anni dell’Idroscalo e ha consentito un utilizzo corretto di quello che molti definiscono il mare dei milanesi, ma da qualche anno, vuoi per le difficoltà di Città Metropolitana, vuoi per competenze non chiarite fino in fondo, ldroscalo vive in una sorta di limbo.
Dobbiamo uscire da questa situazione: perchè non pensare allora, a un ruolo attivo di Regione Lombardia?
In questi anni Maroni si è limitato a scaricare le responsabilità su altri, dai comuni alla Città Metropolitana, puntando il dito contro i tagli di Roma.
L’assessore Rossi, legato a quel luogo per i suoi trascorsi canoistici, ha più volte promesso di prendere in mano la situazione, ma non si è ancora mosso nulla.
Perché non pensare allora all’idea di trasformare l’Idroscalo in un parco regionale sul modello dei parchi naturali già esistenti? In fin dei conti, anche l’Idroscalo è un’oasi naturalistica e come tale può essere gestita, coinvolgendo i comuni rivieraschi e promuovendone un utilizzo sostenibile all’insegna del rispetto delle risorse naturali presenti, della pratica dello sport (anche con manifestazioni di rilievo internazionale) e della proposta di eventi di spettacolo.
Un equilibrio non semplice da creare, ma necessario per poter gestire il futuro di un patrimonio dei milanesi e dei lombardi che rischia di perdersi nelle nebbie della burocrazia e del rimpallo delle responsabilità.
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