Con il fiatone verso l’appuntamento con il Governo sull’autonomia

26 Ottobre 2017 di fabio pizzul

Maroni si scopre in ritardo e tenta di accodarsi all’Emilia Romagna per far partire la trattativa con il Governo sull’articolo 116 della Costituzione. L’inizio del percorso è stato stato fissato per la seconda settimana di novembre, visto che proprio in quei giorni è già stato concordato un primo incontro tra il presidente emiliano romagnolo Bonaccini e i rappresentanti del Governo.
Quali sono i passi necessari ora?

La Lombardia deve fare in una settimana quello che l’Emilia Romagna ha preparato e discusso in più di un mese, tra agosto e ottobre.
La Giunta emiliana ha inviato in data 29 agosto all’Assemblea legislativa regionale un documento di indirizzi che è stato discusso nelle commissioni nell’intero mese di settembre ed è stato poi approvato il 5 ottobre con una risoluzione del Consiglio regionale. Un lavoro rapido, ma approfondito, che ha portato l’Emilia Romagna a individuare 4 ambiti su cui chiedere al Governo precise deleghe in materie come il lavoro (tutela, sicurezza e politiche attive) e l’istruzione professionale, il sostegno alle imprese e l’internazionalizzazione, il territorio la rigenerazione urbana, l’ambiente e le infrastrutture e la tutela della salute, oltre alla possibilità di intervenire nel coordinamento della finanza pubblica.
Risoluzione AssembleaER
Maroni, da parte sua, ha riaffermato, “forte” del referendum, che intende chiedere tutte le 23 competenze previste dall’articolo 116, ma, al momento, siamo ancora nell’ambito di un discorso generico e istituzionalmente vago.
Ora si corre ai ripari e nell’arco di una settimana si tenta l’allineamento con gli emiliani.
Domani la Giunta dovrebbe far avere al Consiglio una bozza di documento di indirizzo.
Martedì sarà una giornata di lavoro per i capigruppo e la Commissione Affari Istituzionali.
Tra giovedì e venerdì dovranno pronunciarsi tutte le altre commissioni per far sì che martedì 7 novembre il Consiglio regionale approvi la risoluzione che permetterebbe a Maroni di sedersi al tavolo con il Governo entro la seconda settimana di novembre.
Una corsa contro il tempo che poteva essere condotta con più razionalità e profondità se solo la maggioranza avesse accolto la proposta di Patto Civico e PD di iniziare questa discussione nei mesi scorsi in Consiglio. Niente da fare: alla maggioranza interessava solo il referendum.
Ora, dopo la deludente affluenza alle urne, Maroni è costretto a tenere un atteggiamento moderato e istituzionale, con il rischio di essere molto più debole di quanto non avrebbe potuto esserlo due anni fa nel confronto con Roma. Come se non bastasse, la legislatura sta finendo e nei pochi mesi che restano sarà possibile raggiungere solo qualche intesa generale e non certo arrivare a siglare nel dettaglio un accordo da sottoporre al voto del Parlamento.
Maroni tenta di salvare una legislatura che sta scivolando via grigia e inconcludente con un’operazione autonomia che è necessaria, ma doveva essere condotta in tempi e modi diversi.
Nonostante tutto, noi del PD non faremo mancare il nostro contributo, consapevoli della necessità di costruire un autentico regionalismo Devo.
Devo però manifestare tutto il mio disappunto per il modo in cui Maroni e la sua maggioranza hanno gestito un tema serio e delicato.
Siamo alle solite: a parole si spacca il mondo, nei fatti non ci si muove di un millimetro.

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